Quando la musica è solidarietà INTERVISTA Paolo Vallesi, in giuria del concorso «Cuore Rap» promosso dalla Regione

Quando la musica è solidarietà INTERVISTA Paolo Vallesi, in giuria del concorso «Cuore Rap» promosso dalla Regione
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Nicolò Cataldo della scuola media Maggiore Vergano di Refrancore (At) con il brano «Donare per davvero» e Silvia Guerra del liceo Classico Govone di Alba (CN) con il brano «Non ho meritato tutto questo», sono i vincitori della quarta edizione del concorso rivolto agli studenti delle medie e superiori delle scuole piemontesi «Un Cuore rap», con la finalità di promuovere stili di vita sani e solidali, la ricerca e l’importanza della prevenzione e del donare, promosso dalla Regione Piemonte.

Un centinaio i partecipanti, che hanno proposto una loro canzone, inedita per testo (obbligatorie alcune parole chiave da utilizzare) e per musica, accompagnata da un video amatoriale. In giuria anche volti noti dello spettacolo: il regista e autore Giulio Graglia, Paolo Vallesi, Oscar Giammarinaro e il rapper Moreno per la Nazionale Italiana Cantanti, da sempre impegnata nella Partita del Cuore.

A commentare al nostro giornale il progetto Cuore Rap e gli esordi della carriera è Paolo Vallesi (nella foto).

Qual è il suo giudizio sulle canzoni premiate?

«Il giudizio tecnico ha valore relativo: la cosa più importante è l'idea della partecipazione e il coinvolgimento dei ragazzi verso le azioni solidali, come fa la Partita del cuore. Chi meglio della Nazionale Cantanti poteva rappresentarle? Abbiamo premiato i migliori spunti, con l’invito a proseguire. Abbiamo comunque apprezzato tutti i lavori svolti, valutati in videocall».

A quale età si è avvicinato alla musica?

«A circa 9 anni. Il mio vicino di casa, un ragazzino come me, nelle feste riceveva regali che sistematicamente desideravo anche io. Quando gli è stata donata una tastiera, è stata la mia svolta: quando la ricevetti anche io, mi resi conto che non me ne sarei più separato. Passavo ore a suonare, anziché giocare a calcio come gli altri ragazzi... come si vede nella Nazionale Cantanti!».

Cosa ricorda dell’inizio della carriera?

«Ho sempre lavorato come musicista, non pensavo a fare il cantante. Ho suonato e scritto per altre persone: i miei inizi sono stati in studio da arrangiatore e produttore musicale anche per generi dance, house, dischi per karaoke... poi ci sono state coincidenze che mi hanno portato anche a cantare».

Quando ha capito che «ce l’aveva fatta»?

«Al primo Festival di Sanremo: ho pensato che quanto fatto fino a quel momento avrebbe potuto durare una carriera, e così è stato. Il prossimo gennaio festeggio i trenta anni di attività».

Quante partite ha giocato nella Nazionale Cantanti?

«Circa 250: insieme a Enrico Ruggeri e Paolo Belli sono tra i veterani. Sono il terzino sinistro, anche se il termine suona un po' vecchio».

Chi è il più talentuoso a giocare?

«Tecnicamente, nella formazione attuale, Moreno è il migliore. Anche Briga è molto bravo. Ruggeri è il regista, Belli il perno della difesa. Io sto sulle fasce. Eros Ramazzotti e Luca Barbarossa sono comunque i migliori nella nostra storia».

E il più scarso?

C’è ampia scelta (ride, ndr)! Per alcuni si vede chiaramente la partecipazione per il sostegno dell’iniziativa, ma senza qualità tecniche! Uno su tutti, Luca Carboni, che ha giocato tanti anni ma è sempre stato un appassionato di basket: gli veniva da prendere la palla con le mani! Difetto che però è compensato da personalità e umanità tra le più belle che abbia conosciuto nella Nazionale».

Come ha utilizzato il periodo di lockdown?

«Non ha alterato troppo la mia vita normale, ma la costrizione a stare da solo mi ha aiutato nella scrittura e a concentrarmi di più. Per molti artisti si sono moltiplicate le attività con i mezzi social, il tempo è quasi volato. Per il futuro la nostra situazione non è invece rosea: come categoria non godiamo di attenzione. Nonostante la richiesta di aiuto degli artisti, che svolgono anche una funzione sociale, pensiamo all’appuntamento delle ore 18 sui balconi, il nostro lavoro è poco considerato. Non sappiamo quando toneremo a fare il nostro lavoro dal vivo. Ora è il momento di piangere chi non c’è più e riflettere su quanto accaduto, ma prevedo un 2021 non facile per noi».

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