Via ai test sierologici Diffidenza a Paesana
Prosegue a rilento il percorso dei test sierologici che stanno interessando anche i cittadini di Paesana. Secondo le disposizioni del ministero della Salute, recepite dall’Asl Cuneo 1, sul territorio comunale sarebbero una sessantina i soggetti interessati.
Paesana è stata scelta come prova-campione in zona. Un’area montana apparentemente poco interessata dall’epidemia, eppure molto vicina al piccolo focolaio alimentatosi nella casa di riposo di Sanfront, che come molte Rsa ha subito in modo più massiccio gli effetti del contagio. Quindi un territorio particolarmente interessante sotto il profilo statistico, che aiuterà ricercatori a mappare lo sviluppo dell’epidemia di Covid-19.
Non si hanno i numeri ufficiali. In ottemperanza alle norme sulla privacy, particolarmente dibattute nell’ultima settimana in merito all’utilizzo dell’app “Immuni”, l’Asl ha gestito autonomamente, in collaborazione con la Croce Rossa, telefonate, appuntamenti e organizzazione dei test, senza coinvolgere il Comune, che è stato solo informato dell’avvio dell’iniziativa, senza ulteriori dettagli. I dipendenti del municipio hanno più volte confermato in questi giorni la serietà dell’iniziativa a quanti, comprensibilmente diffidenti, hanno chiesto al comune delucidazioni in merito alle richieste arrivate dai call-center della Croce Rossa.
E in tanti, a quanto pare, hanno preferito declinare l’invito. Raggiungere l’obiettivo dei 60 cittadini paesanesi da sottoporre al test non è stato semplice per la task force messa in campo dal governo.
Una riluttanza che, sebbene più marcata nelle aree periferiche del Nord Italia e in quelle meno interessate dal contagio, ha riguardato tutto il territorio nazionale.
I test sierologici hanno l’obiettivo di capire se una persona abbia sviluppato o meno gli anticorpi al Covid-19 e, di conseguenza, se questi abbia avuto o meno la malattia.
Non è un’indagine che permette di ottenere un patentino di immunità. La richiesta scatta con una chiamata della Croce Rossa, a cui però molti non hanno risposto, o che diversi utenti hanno scambiato per truffa.
Nei giorni scorsi è dovuto intervenire anche il presidente della Croce Rossa italiana Francesco Rocca: «Se ricevete una chiamata dal numero che inizia con 06.5510 è la Croce Rossa Italiana, non è uno stalker, non è una truffa telefonica, ma è un servizio che potete rendere al vostro Paese attraverso un piccolo prelievo venoso».
Stando ai primi risultati diramati su scala nazionale, solo il 25% ha risposto “presente” alla chiamata del ministero: il 60% ha chiesto di essere ricontattato (e molti nel frattempo hanno svolto le loro verifiche). Il restante 15% ha invece spiegato che ci deve ancora pensare.