ADDIO LIBERA USCITA

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Le case di riposo di Sanfront, Paesana e Revello considerano fuori misura le prescrizioni imposte dalla Regione per la sicurezza delle residenze per anziani.

In settimana prepareranno un testo destinato al governatore del Piemonte, Alberto Cirio e all’assessore alla Sanità, Luigi Icardi, con l’obiettivo di capire i criteri che hanno portato a scelte così rigide (cambiano integralmente la vita nelle residenze) e definitive (non sono proposte come misure “a scadenza”).

ADDIO LIBERA USCITA

Le regole imposte per le case di riposo da lunedì sono tante. Una volta divenuti residenti della struttura, gli anziani non potranno più uscire, per esempio, per una giornata di festa con i parenti, come accadeva un tempo. Con l'eccezione di uscite programmate per ragioni sanitarie, anche la libertà di festeggiare un compleanno o fare una gita fuori porta con i figli sarà limitata. Se poi ci fosse uno strappo alla regola, chi uscisse sarebbe trattato come fosse un nuovo ospite: l'accesso sarebbe possibile soltanto sottoponendosi a un tampone nelle 48 ore precedenti. Starebbe poi in isolamento per 14 giorni, periodo in cui gli operatori dovrebbero tenere un diario medico sulle sue condizioni.

FERRATO: COME IN PRIGIONE

Il presidente dell’Ospedale di Carità Silvio Ferrato non ha dubbi: «Costringere i nostri anziani a queste misure equivale a imprigionarli. Superata una certa età, l’unica motivazione che resta a un ospite è la compagnia dei propri parenti, poter godere di qualche momento con figli e nipoti. In molti ci hanno fatto capire che non ha più senso una vita di “clausura” in un ricovero come quella che si profila, viste anche le salate rette che si pagano».

NESSUN COINVOLGIMENTO

Il messaggio che arriva dalla Regione è chiaro: la sicurezza comporta un duro prezzo da pagare per gli anziani che continueranno a veder scorrere i loro giorni in una Rsa anche dopo le giornate solitarie e drammatiche dell'emergenza.

Le indicazioni operative per la ripresa delle attività predisposte dalla Regione sono state inviate a metà della passata settimana e a tutte le sigle che riuniscono le 730 strutture del Piemonte, laiche e religiose. A queste l’assessore regionale alla Sanità, Luigi Icardi, ha chiesto di presentare osservazioni e richieste di correzioni.

In pochi giorni è arrivato il decreto, che si applica già da lunedì a tutte le Rsa del territorio piemontese.

Ancora Ferrato: «Noi non siamo stati coinvolti nella discussione e riteniamo che prima di procedere con quella che sembra una misura incontrovertibile, si sarebbero dovute fare valutazioni più ampie. Certi politici dovrebbero passare un paio di mesi dentro una struttura come la nostra e solo in seguito prendere decisioni».

REGOLE E CONTROLLIUno dei punti fondamentali per un ritorno alla normalità è il ripristino delle visite dei parenti dopo tre mesi e più di divieto. Scaduta l'ordinanza del presidente Cirio, da lunedì si sono aperte le porte delle residenze per anziani ai parenti degli ospiti, ma con regole ferree. Le visite possono essere soltanto su appuntamento e i parenti devono sottoporsi a tutte le consuete procedure di sicurezza. Chiunque entri, inoltre, deve indicare su un apposito registro i propri riferimenti, gli orari di ingresso e di uscita. Tutte le visite saranno registrate sulla cartella clinica e i pazienti che hanno incontrato un figlio, una nuora o un nipotino saranno osservati speciali per cinque giorni. Al momento della prenotazione, l'operatore della struttura deve eseguire un triage telefonico, chiedendo ai familiari di compilare un questionario per la valutazione del rischio. Solo se tutte le richieste sono soddisfatte, l'appuntamento viene fissato.SOLO UNA QUESTIONE DI SICUREZZA?Il presidente dell’Ospedale di Sanfront ha la sensazione che, visto l’accanimento legale che si è generato in merito alla gestione della pandemia, la politica non voglia più assumere decisioni: «C’è una vergognosa ricerca di un capro espiatorio che sembra giustificare lo scarica-barile delle responsabilità. Questo porta a riversare tutto sui nostri “vecchietti”, che non hanno più libertà e se sgarrano pagano. Passata l’emergenza, non deve passare il messaggio che è meglio “non-vivere” perché c’è il rischio di morire».

Tra i casi limite sollevati dai responsabili della case per anziani della valle Po, che attendono di portare all’attenzione della Regione il problema, c’è quello dei malati costretti a periodici ricoveri ospedalieri o trasfusioni, come i dializzati: «Costoro, dato che escono dalla struttura, dovranno astenersi da tutte le attività di gruppo, consumare i pasti in camera ed evitare i contatti con gli altri ospiti. Un isolamento, non sappiamo quanto tollerabile».

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