Il presidio si trasforma in rivolta Assalto al Pas respinto dalla Celere
Giovedì scorso Saluzzo ha vissuto una giornata difficile, tumultuosa, agitata dalla protesta degli stagionali africani, coordinati dal sindacato SiCobas, iniziata con striscioni e cortei e finita con la carica della polizia contro un gruppo di stagionali africani che hanno tentato di entrare nel Pas, il dormitorio cittadino chiuso per l’emergenza Covid. A distanza di pochi giorni, ciò che resta sono gli stagionali accampati nei giardini Gullino. Con il foro Boario presidiato dalla polizia e dall’esercito, i migranti hanno trovato nelle panchine all’ombra degli alberi del parco di Villa Aliberti, la loro nuova sistemazione. Sono una cinquantina: quando piove si rifugiano sotto i portici del vicino complesso residenziale.
Anni di emergenza stagionali, incontri, tavoli, politiche di accoglienza, polemiche politiche, ancora una volta sono sfociate, come negli anni passati, in un episodio di protesta e violenza che ferisce la città e il territorio.
La protesta di giovedì scorso fa male, brucia.
E poco importa che, come ha sottolineato il questore di Cuneo, Emanuele Ricifari, «Circa le metà dei manifestanti presenti davanti al Comune non facevano parte dei braccianti della frutta o della comunità saluzzese, ma erano legati ai centri sociali torinesi Askatasuna e Casa Neruda. I pochi saluzzesi che hanno partecipato alla manifestazione – conferma Ricifari - hanno abbandonato il corteo prima dei fatti al Pas, ritenendo probabilmente più sicuro non parteciparvi».
La lunga mattinata di Saluzzo era iniziata poco prima delle 10, quando una cinquantina di stagionali africani, accompagnati dai rappresentanti del sindacato SiCobas, ha raggiunto la piazzetta di fronte all’ingresso del municipio, e ha dato il via al presidio di protesta al grido di «Casa per tutti, stop al razzismo». Ingente lo spiegamento delle forze dell’ordine, con i poliziotti della Celere in reparto antisommossa in prima fila.
Un’ora di manifestazione, di slogan, di urla, poi il sindaco Mauro Calderoni, e il vice prefetto Maria Antonietta Bambagiotti, hanno ricevuto nell’aula consigliare una delegazione di braccianti. In aula erano presenti anche i sindaci di Costigliole, Livio Allisiardi, di Lagnasco, Roberto Dalmazzo, l’assessore all’agricoltura di Verzuolo, Mattia Quaglia, il segretario Coldiretti Mario Dotto, i rappresentanti della Caritas e la giunta di Saluzzo.
Un confronto difficile, carico di tensione.
«Vogliamo una soluzione, e la vogliamo oggi – ha incalzato Loris Collovati, dei SiCobas -. Non siamo qui per sentire parlare del nulla».
«Non venite a farci la lezione di etica – ha risposto seccato Calderoni -, Saluzzo si è sempre impegnata in prima linea sul fronte dell'ospitalità. Le istituzioni locali non possono sempre spingersi oltre il limite».
Quando i manifestanti hanno compreso che il Pas non sarebbe stato aperto, come chiedevano alle autorità, hanno abbandonato il salone consigliare, rompendo le trattative.
Dopo essere sfilati in corteo lungo le vie del centro, poco dopo mezzogiorno i manifestanti hanno bloccato al traffico la rotonda di corso Roma e la rotonda di via Torino, poi si sono diretti verso il Pas alla caserma Filippi. Alcuni hanno provato a forzare la porta d’ingresso con grosse pietre recuperate sul posto; due africani si sono arrampicati sulla recinzione e scavalcato il filo spinato. A quel punto è scattata la carica della polizia, che ha bloccato l’intrusione e disperso il gruppo.