La crisi del Piemonte Unioncamere Un’analisi dell’export a inizio lockdown
Che la pandemia avesse avuto effetti immediati anche sull’economia in Piemonte non vi era dubbio, ma ora arrivano i dati ufficiali e dettagliati di Unioncamere Piemonte, che fa il punto dei vari settori, alcuni duramente colpiti.
Commenta Gian Paolo Coscia, presidente di Unioncamere Piemonte, che intravvede già possibili soluzioni: «In questo primo trimestre 2020, interessato solo in parte dal lockdown, il trend della nostra regione è peggiore di quello italiano e delle altre regioni nostre competitor quali Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Le nostre vendite oltre confine non possono essere lasciate in balìa di un mercato disorientato e confuso: il nostro made in Italy e il nostro made in Piemonte devono essere subito sostenute con politiche urgenti a favore dell'internazionalizzazione. Il lavoro svolto in questi anni per valorizzare i tanti settori che ci caratterizzano non può essere disperso, ma deve essere ulteriormente riconosciuto investendo in risorse economiche e progetti innovativi e ad alto contenuto tecnologico. Come Camere di commercio del Piemonte faremo come sempre la nostra parte, individuando misure a supporto delle imprese, soprattutto in tema di sostegno al credito e liquidità aziendale».
Nel dettaglio, nel primo trimestre 2020 il valore delle esportazioni piemontesi di merci è stato pari a 10,8 miliardi di euro, evidenziando un calo del 5,8% rispetto al 2019. Nello stesso periodo, il valore delle importazioni di merci è diminuito del 4,9%, attestandosi a quota 7,7 miliardi di euro. Il saldo della bilancia commerciale si è confermato positivo per 3,1 miliardi di euro, in diminuzione rispetto ai 3,3 miliardi di euro del I trimestre 2019. La dinamica delle esportazioni, nel primo trimestre 2020, è stata pesantemente colpita: il Piemonte va male sulla media nazionale, con - 1,9% rispetto al 2019. L’export ha mostrato un calo su base annua superiore alla media nazionale per il Nord-est (-2,5%) e il Nord-ovest (-2,2%) e meno ampio per il Centro (- 1,5%), mentre il Mezzogiorno ha segnato un lieve aumento delle vendite (+1,1%), sintesi del calo del -1,3% per il Sud e della crescita del +7,5% per le Isole.
La flessione tendenziale dell’export ha interessato tutte le principali regioni italiane esportatrici: Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte, che è la quarta regione esportatrice, con una quota del 9,6% delle esportazioni complessive italiane, incidenza in netto ribasso rispetto al 10% dell’anno precedente.
Nel I trimestre 2020 tutti i comparti di specializzazione delle esportazioni regionali, ad eccezione di quello alimentare, hanno evidenziato performance fortemente negative. La meccanica, diventato primo settore per le esportazioni regionali al posto dei mezzi di trasporto, ha subito un calo delle vendite oltre confine del 10,6%. L’Automotive registra un -12,7%. Scende il comparto dei metalli (-14,7%). Il tessile ha ridotto le esportazioni del 7,6%, in calo anche la gomma plastica (-4,6%) e la chimica (-0,7%). L’industria alimentare e delle bevande, in netta controtendenza, ha mostrato una crescita delle vendite all’estero dell’11,3%.
Nell’analisi dei mercati di sbocco va evidenziato come, a partire dal mese di febbraio 2020, la Gran Bretagna sia uscita dall’UE, e i dati relativi sono calcolati come extra Ue-27. I più importanti mercati dell’area per le merci piemontesi si confermano essere quello francese (14,5%) e quello tedesco (13,9%). La diminuzione delle esportazioni verso la Spagna è risultata ancora più intensa (-10,2%).
Per le esportazioni verso i Paesi extra: calo del 13,7% delle vendite verso gli USA, -11,7% verso la Gran Bretagna, -26,5% sul mercato svizzero e -19,7% su quello cinese. In crescita solo Turchia e Corea del sud. A livello territoriale tutte le province evidenziano dinamiche negative. La realtà che mostra il calo più intenso è Alessandria (-19,6%), penalizzata dalla performance del settore orafo, seguita da Biella (-9,4%). Verbania (-0,4%) risulta il territorio meno colpito.