Manta, il Tribunale di Cuneo appone i sigilli ai portoni della dimora Riccati MORTO IL BARONE LODOVICO, I FIGLI SONO ALLE PRESE CON gli interventi di restauro
La scorsa settimana il giudice Sebastiano Barba, del tribunale di Cuneo, ha apposto i sigilli a una delle più importanti dimore storiche del paese: Villa Riccati. Sede di una filanda che diede lavoro a centinaia di persone (soprattutto donne) tra fine ‘700 e primo ‘800, l’edificio è stato aperto al pubblico una decina di anni fa per alcune edizioni dell’evento culturale “Manta da scoprire”: all’interno del parco e sotto il porticato, ancora in discrete condizioni, su concessione del barone Lodovico Riccati, il Comune organizzò spettacoli e intrattenimenti.
LA FILANDA DELLA SETA
Proprio il porticato, frontale all’ingresso principale, ospitava la fabbrica per la trattura della seta, funzionante nei soli mesi estivi. Arrivò a dare lavoro nel 1814 a 68 persone. A metà ‘800 questo tipo di opifici venne poi soppiantato dalle più moderne filande-filatoio, come la Keller di Villanovetta.
Ma la fortuna della famiglia Riccati era cominciata ben prima, già a inizio ‘700, con la concessione delle miniere di ferro della valle Po e le lavorazioni della ghisa (vedi articolo in basso).
NOBILE FAMIGLIA
Assistito dal funzionario Christine Peduto, il magistrato che segue la procedura civile relativa all’eredità Riccati mercoledì si è recato a Manta per ricevere le chiavi dal custode Ivo Sibilla e avviare la procedura preventiva per la proprietà di Lodovico Riccati, deceduto il 18 marzo. Barone di Ceva e San Michele (titolo che la famiglia aveva acquisito dai Savoia), l’ultimo discendente della nobil-famiglia mantese lascia ai posteri (i 5 figli: Paolo, Luca, Emanuela, Cristina e Michele) una villa di grande valore economico e storico-architettonico.
IL FUTURO DELLA VILLA
È proprio la tutela della dimora l’oggetto del contendere.
Spiega l’avvocato del ricorrente, Andrea Guaschino: «Non è un sequestro per abusi, ma una misura cautelare volta a proteggere l’edificio sottoposto ai sigilli. La volontà del mio assistito è di continuare l’opera di restauro della villa avviato dal defunto padre per tutelarne la valenza e bellezza, tenuto conto del pregio del bene e il valore che esso assume per la storia Manta».
NEL CUORE DEL PAESELa proprietà della dimora si estende per centinaia di metri quadrati, con 4 ingressi, due su via Roma, uno su via Rivoira e uno (aperto con cancellata) sulla Regionale. Un alto muro di cinta protegge il parco, con alcuni alberi secolari.
A curare gli interessi dell’erede convenuto è l’avvocato Giorgio Demo di Torino.