Valmala, un gioiello che va riscoperto
Sarà per la psicosi da coronavirus che ci ha fatto venire la televisione, sarà perché il colle di Tenda è ormai una via crucis tra attese infinite ai semafori e sensi unici alternati, oppure sarà perché le autostrade che ci collegano al mare sono peggio ancora tra viadotti fatiscenti e cantieri ovunque.
Fatto sta che le montagne più vicine sembrano essere diventate le mete preferite dei weekend dei saluzzesi. Paesi come Sampeyre, Pontechianale, Crissolo sono in gran spolvero e ora tornano di gran moda.
Anch’ io la scorsa settimana, mi sono fermato in zona. Così, impegnato in un servizio di volontariato per l’Ordine di Malta, ho scoperto, o diciamo meglio “riscoperto”, Valmala e il suo ottocentesco santuario diocesano della Madre della Misericordia. Un angolo incantevole della valle Varaita, a 1400 metri di altitudine, dove, quasi duecento anni or sono, secondo la tradizione, la Madonna apparve ad alcuni pastorelli.
Un luogo paradisiaco, ad un tiro di schioppo da Saluzzo, perfetto per godersi il verde di boschi e prati e respirare aria buona senza doversi sobbarcare chilometri e chilometri di viaggio.
La méta unisce il sacro e il profano: l’ideale sarebbe arrivarci già per l’ora di pranzo perché il posto offre, oltre alla possibilità di mangiare pranzo al sacco, un paio di ristoranti dove si possono gustare delle caratteristiche quanto eccezionali ravioles della valle Varaita nonché polente deliziose.
Dopo la bella abbuffata chi vuole può recuperare il “peccato di gola” partecipando alla messa del pomeriggio.
E se questo non fosse sufficiente per la remissione (penso ai più golosi) si potrebbe a quel punto confessarsi approfittando della suggestiva opportunità di farlo “en plein air” nell’apposito spazio adibito all’esterno della chiesa per offrire un servizio prezioso ai fedeli, senza violare le stringenti normative anti-covid che ancora scoraggiano l’uso dei classici confessionali.