«Sui migranti Saluzzo non ha responsabilità»
Gentile direttore,
abbiamo letto con attenzione la lettera dell’ing. Camisassi da voi pubblicata la scorsa settimana. In oltre 10 anni di esperienza maturata “sul campo” come amministrazione cittadina, abbiamo potuto comprendere che la questione dei braccianti stagionali che ogni anno riguarda Saluzzo, si affronta come comunità, cercando di tenere insieme le esigenze e i diritti di tutti, senza contrapposizione e, forse anche per questo, a parte alcune giornate di tensione nei vari anni, la situazione non è mai degenerata.
A nostro avviso, i problemi non sono causati da un cortocircuito “fra istituzioni”, come suggerisce l’ing. Camisassi, ma dalla mancata presa in carico di questo fenomeno da parte di “alcune istituzioni”, in particolare lo Stato che tollera una normativa inadeguata e la Regione che affronta l’emergenza in ottica parziale. Il Comune non ha titolo per risolvere alcunché ed ogni anno, dal 2009, tenta di contenere i danni. L’abbiamo sempre sostenuto e continuiamo a farlo, con forza e orgoglio.
Quindi, qualunque spunto di riflessione e approfondimento per contribuire a migliorare la situazione, sia dei residenti, sia dei braccianti, è sempre ben accetta. Ogni anno, a piccoli passi, cerchiamo di imparare dal passato e di non ripetere errori.
Le ragioni per cui, quest’anno, non è ancora stato possibile mettere a disposizione almeno servizi minimi come i bagni, come avvenuto in passato, non è principalmente “burocratica”, come suggerito, ma sanitaria. Una soluzione tampone, parziale, non definitiva e di sicuro migliorabile, il Comune, primo in Italia, aveva provato ad inventarsela: il dormitorio Pas nell’ex caserma Filippi.
Purtroppo, è arrivato il Covid-19 a cambiare e stravolgere le nostre vite e così non è stato possibile aprire la struttura da circa 400 posti anche se, stando ai numeri delle presenze dei braccianti in queste settimane in città, sarebbe stata ad oggi più che sufficiente.
Ai ringraziamenti che l’ing. Camisassi porge a diversi operatori con differenti mansioni (forze dell’ordine, netturbini, operai comunali e residenti) ci uniamo anche noi: fanno parte di quella comunità accogliente che è Saluzzo che, ogni anno dal 2009, si rimbocca le maniche e fa certamente di più di quanto dovrebbe. Crediamo anche che l’elenco non si esaurisca lì.
Gli inquilini del complesso “Central Park” hanno dimostrato grande senso civico e tanta pazienza, come hanno fatto in oltre 10 anni tutti i Saluzzesi, ed hanno confermato di essere elementi integrantI di quella comunità solidale di cui parlavamo in precedenza. Loro, come in passato i residenti di via Don Soleri e, ancora prima, via Pignari o della zona della stazione ferroviaria. In questa comunità accogliente e solidale, di cui siamo tutti orgogliosi, sono in tanti ad avere “un mestiere” e a metterlo a disposizione degli altri, della comunità, di Saluzzo!
Quando si fa riferimento ad errori di pianificazione e gestione, però si sottintende che il vulnus sia qui a Saluzzo, sia una mancanza di qualcuno degli attori della scena saluzzese. Su questo ci permettiamo di esprimere un’opinione diversa: non crediamo che progettando complessi residenziali meno aperti, inclusivi e “pubblici” si eviterebbero, o si sarebbero evitati, assembramenti.
Non è con più muri, recinzioni, chiusure che si risolve questo fenomeno. Prova ne sia che gli assembramenti di lavoratori e aspiranti non hanno sempre riguardato la stessa zona della città, nel corso di questo decennio. Chiuso un posto, ne è stato trovato un altro, perché l’esigenza di sdraiarsi a terra dopo una giornata tra i filari o in bici a cercare un ingaggio resta comunque, ed è primaria, come bere e mangiare.
Il vero nodo che quest’anno, senz’altro anche a causa dell’emergenza sanitaria, sta venendo al pettine è la mancanza di una legislazione nazionale che regoli efficacemente il lavoro stagionale. Abbiamo avuto modo di dirlo anche durante l’ultimo Consiglio comunale, il massimo organismo politico cittadino: perché un bracciante, ad esempio polacco, che viene dall’estero in queste campagne per lavorare un paio di mesi e poi torna in patria, ha più diritti e tutele di un lavoratore sempre straniero, in questo caso africano regolare, che però è già in Italia, magari da anni?
Questo è quello che va cambiato. L’abbiamo detto in tutte le sedi e, per favore, non si tirino fuori le questioni dei partiti, di chi governa ora e di chi c’era prima. Amministriamo un Comune di oltre 17 mila abitanti e come amministratori locali chiediamo risposte agli organi superiori, dalla Regione allo Stato, a prescindere dalle maggioranze che li reggono pro-tempore.
Anche perché la situazione degli stagionali riguarda noi, ma anche altre decine di cittadine come la nostra in tutto lo Stivale. I braccianti che da maggio a ottobre vengono a Saluzzo, infatti, nel resto dell’anno, spesso, vivono in baracche o situazioni di fortuna a Sud di Roma, in Puglia, Sicilia, Calabria o nelle periferie di qualche grande città.
È urgente che il nostro Paese si dia regole adeguate per gestire i flussi di lavoratori stagionali e le relative esistenze alloggiative temporanee. Chiediemolo tutti, insieme, con forza. E ognuno continui, come già avviene, a fare la propria parte e a dare il proprio contributo.
di Saluzzo