Videosorveglianza, tutto tace
Con il lockdown sono venuti meno anche i furti nelle case. Se si eccettua un caso di presunta truffa del solito “verduriere” che a bordo di un furgoncino bianco batte le valli presentandosi come “l figlio di Antonio, Antonio il muratore”, la cronaca nera di questi ultimi mesi è fortunatamente spoglia di ogni episodio di reato.
Paradossalmente sarebbe questo il momento migliore per mettere in sicurezza il paese proprio da quegli episodi che un giorno o l’altro torneranno a macchiare il tranquillo tran-tran. Il pensiero corre al più volte invocato servizio di videosorveglianza, di cui però ci si ricorda solo in occasione di furti e razzie.
Il 12 febbraio dello scorso anno, il tema della sicurezza era stato oggetto di una serata-dibattito promosso dall’opposizione ad quale aveva preso parte - oltre al comandante della stazione dei carabinieri - l’intera giunta comunale, di cui era autorevole esponente l’attuale sindaco Emanuele Vaudano. L’installazione di un sistema di videosorveglianza aveva tenuto banco per buona parte dell’incontro e Mario Anselmo, il sindaco di quei giorni, aveva parlato espressamente di una rete di telecamere in grado anche di leggere le targhe per risalire a eventuali veicoli rubati per poi passare la palla ai nuovi amministratori che sarebbero subentrati di lì a qualche mese: «Se n’è già parlato a livello di Unione dei Comuni, ma lo completerà la prossima amministrazione. Oltre ai varchi d’accesso al paese, il Comune individuerà alcuni luoghi critici dove installare ulteriori occhi elettronici».
A dare conforto alle speranze aveva provveduto un tecnico del settore informatico - lo stesso che ha curato l’installazione delle 23 telecamere che “presidiano” Crissolo - che aveva confermato come in Comune ci fosse belle che pronto un progetto per un sistema di videosorveglianza.
Trascorsi 16 mesi tutto continua a sonnecchiare in qualche cassetto. Poco importa se nel Municipio di Paesana o nella sede dell’Unione Montana: i prim’attori sono sempre quelli.