La scaramanzia e le chiacchiere
Questo fine settimana sarà venerdì 17, un giorno infausto per gli scaramantici secondo cui, in questa particolare giornata, si concentrerebbero le negatività di ben due superstizioni: quella del venerdì e quella del numero 17.
Il venerdì perché secondo la tradizione cristiana sarebbe il giorno in cui Gesù morì sulla croce e il 17 perché in tempi in cui nessuno sapeva leggere né scrivere, quel numero se scritto in caratteri romani somigliava molto alla parola latina VIXI che in antichità costituiva il tipico epitaffio delle tombe al cimitero.
Fa specie notare che all’estero, soprattutto negli stati non di origini latine, il numero più sfigato non è il 17, ma il 13, ecco perché molti film dell’orrore stranieri parlano di “venerdì 13”.
Paese che vai, scaramanzia che trovi.
Ma perché proprio questa cifra? Anche qui ci si rifà alla tradizione biblica secondo cui erano tredici i commensali dell’ultima cena che, come sappiamo, non portò molto bene a Gesù.
E a proposito di non portar bene, sono tanti i saluzzesi che negli anni sono stati vergognosamente tacciati di portare iella.
Una superstizione che nulla ha a che fare con le innocue scaramanzie del venerdì 17 o 13 che sia, rese celebri dalle gag di Totò e Peppino De Filippo. Bensì una cosa terribile che quando colpisce una persona la distrugge per sempre.
Io stesso ho avuto due conoscenti, coetanei e miei concittadini che non essendo riusciti a reggere la terribile nomea, decisero addirittura di togliersi la vita.
Eh già, perché da noi non mancano quelli che sanno essere davvero cattivi, incuranti del fatto che le chiacchiere maligne possono fare danni irrevocabili.
Adesso io vorrei dedicare a queste vittime innocenti, la mia rubrica e chiedergli scusa con il cuore in mano, a nome di tutta la cittadinanza, in un giorno stupidamente infausto così come erano stupide ed infauste le dicerie che li riguardavano.
Che Dio possa perdonare tutti quelli che ne hanno sparlato tanto, perché oggi hanno le mani macchiate.