Riattivati gli autovelox mobili
Dopo sei mesi l’Unione montana del Monviso ha dotato gli uffici dei software che consentiranno alla polizia municipale di visionare gli scatti effettuati dai numerosi velobox sparsi sulle strade della Valle Po, per poi stendere i verbali destinati a quanti non osservano i limiti di velocità.
In attesa che l’ente prepari la relazione da presentare in Prefettura per ottenere il posizionamento di un autovelox fisso lungo la provinciale 26, in località Pamparini, il risultato di questo frenetico lavoro lo hanno “sperimentato” mercoledì scorso quanti da Paesana scendevano verso Saluzzo. L'apparecchiatura è stata posizionata all’imbocco di Sanfront, presente una pattuglia di vigili.
È la prima “uscita” del velobox. Molte altre verranno, nei giorni a venire: tutte concentrate nel periodo di massima affluenza turistica, a rotazione tra i vari Comuni, anche durante i weekend.
Così ha deciso l’Unione Montana, il cui Statuto colloca sotto la voce finalità il “migliorare la qualità dei servizi erogati nei comuni aderenti attraverso l'ottimizzazione delle risorse economico-finanziarie, umane e strumentali”, nonché “promuovere e concorrere allo sviluppo socio-economico dei comuni aderenti” e “favorire il miglioramento della qualità della vita della propria popolazione per meglio rispondere alle esigenze occorrenti al completo sviluppo della persona”.
Sembra dunque essere tornato in auge il refrain dell'autovelox inteso come deterrente e non come mezzo per fare cassa. Sarebbe curioso sapere, però, cosa ci sia di deterrente in un autovelox collocato a rotazione - ma rigorosamente a sorpresa - in uno dei dieci box presenti sulle strade dell’Unione.
Mercoledì scorso sarebbero stati una trentina i veicoli immortalati dal “clic” del velobox. Non inferiore ai tremila euro, si stima, il gettito prodotto da poche ore mattutine di monitoraggio. Il consiglio è d'obbligo: guidate con prudenza e rispettate i limiti.