Così il duca carlo emanuele I sbaragliò con astuzia le truppe francesi I Savoia e il Marchesato di Saluzzo Nel 1588 la conquista di Carmagnola
Nel corso delle sue ricerche, il nostro collaboratore Adriano Luciano ha ritrovato antiche documentazioni relative a un periodo particolarmente importante per la nostra zona: la campagna dei Savoia contro i francesi per annettere il Marchesato di Saluzzo. Fatto che dopo molte scaramucce ed eventi bellici veri e propri verrà sancito con il Trattato di Lione del 1601 che mise fine alla guerra franco-savoiarda con la firma della pace tra Enrico di Francia e Carlo Emanuele I di Savoia.
In questa prima puntata viene raccontata la conquista di Carmagnola, la seconda città del Marchesato dopo la “capitale” Saluzzo, patria della celebre dinastia dei Cavassa.
Il Marchesato di Saluzzo, che formava uno Stato particolare dati i suoi legami con la Francia, vide, durante la guerra del 1536, degli sconvolgimenti nell'ordine naturale delle successioni dei marchesi. Margherita di Foix, moglie del marchese Ludovico II, governò ora appoggiando questo o quell'altro dei suoi figli (il primo Michele Antonio, nato nel 1495 morì giovane ne 1528, dei quattro fratelli solo tre si avvicendarono al potere) i quali non cessarono mai di essere in guerra.
La Francia dopo aver sostenuto la rinuncia forzata del marchese Giovanni Ludovico, attirando per questo l'attenzione delle altre potenze, aveva con questo atto, compiuto senza opposizione interna, riunito il Marchesato alla monarchia francese. Tuttavia i duchi di Savoia attendevano l'occasione favorevole per far valere i loro diritti sul confinante territorio.
LO SFREGIO UGONOTTO
I tumulti che agitavano la Francia fecero nascere questa occasione ed una incursione che il Connestabile Lesdiguires, di fede ugonotta, compì nella valle Varaita, bruciando le chiese e offrendo ai Savoia la giusta causa per intraprendere le ostilità. Le truppe di Carlo Emanuele I erano in grado di marciare sia contro Carmagnola che contro Centallo. Le necessarie vettovaglie e l’approvvigionamenti di munizioni partirono da Torino il 28 settembre del 1588. Per evitare fughe anticipate di notizie le porte della città furono chiuse durante le 24 ore precedenti per nascondere i preparativi dei convogli, per cui i francesi di stanza a Carmagnola non ebbero nessun sentore di questi movimenti.
Essi si credevano perfettamente al sicuro sino a quando, da un lato il conte di Leinì proveniente da Torino e dall'altro il Signore di Scarnafigi, Gaspare Ponte, non attaccarono in contemporanea Carmagnola dai due viali, di Santa Maria e di San Giovanni, che non erano stati rinforzati ne tantomeno muniti di palizzate e pertanto suscettibili di un colpo di mano. Le truppe, che si erano messe in marcia al buio, persero il loro generale nei meandri della notte tant'è che lo stesso duca Carlo Emanuele andò di persona a dirigere le operazioni.
Per sviare l'attenzione da quelle che erano le reali intenzioni inviò un corpo di archibugieri a cavallo ad attaccare un ponte discosto dal cuore della battaglia. I francesi abboccarono alla manovra e si spostarono e concentrarono su questa operazione il fuoco della loro artiglieria, il che costrinse il drappello di fucilieri a ripiegare dopo aver subito alcune perdite.
MONSIEUR DI SCARNAFIGI
Nel frattempo Monsieur di Scarnafigi riuscì a oltrepassare il fossato e salire sulle mura senza trovare resistenza. Quando i francesi se ne accorsero ingaggiarono un combattimento molto aspro. La testa della colonna piemontese era composta interamente da ufficiali ed ebbe alcune perdite tra le quali Filiberto dei conti di Villanova Solaro e Orazio Malingri di Bagnolo, tutti giovani promesse della nobiltà piemontese. I capitani Gastaldo e Pugnetto, dimostrando un eccezionale coraggio, entrarono per primi nella città e dopo aver respinto la guarnigione che si trovava all'interno, si impadronirono della porta Moneta che aprirono al resto delle truppe savoiarde.
Il comandante francese della piazza di Carmagnola, De Masses, diede ordine alla sua guarnigione di ripiegare nel castello, ma i soldati piemontesi che si trovavano in gran numero tra le file delle truppe francesi, abbandonarono la bandiera passando sotto i colori dei Savoia. Il duca Carlo Emanuele aveva nel frattempo prese le misure più severe affinché venissero rispettati gli abitanti. Le truppe non commisero alcun eccesso, i capitani del popolo furono conservati cosi come le leggi, i diritti ed i privilegi in essere.
L’ASSALTO FINALE
Nella piazza di Carmagnola le truppe savoiarde trovarono depositata tutta l'artiglieria che i francesi avevano trasportato in Piemonte, ma non trovarono munizioni. Pertanto l'assedio del castello fu differito di qualche giorno in attesa dell'arrivo del generale Cambiano da Torino con quindici cannoni e tutta l'attrezzatura necessaria. Questi giunse il 1° ottobre , dal giorno seguente si cominciò a colpire il castello e dopo due giorni di intenso cannoneggiamento, quando si stava per per dare l'ultimo assalto, venne issata la bandiera bianca con la resa degli occupanti. La stessa notte il Conte di Luserna, governatore di Cuneo, sorprese Centallo. Le truppe francesi di guardia si gettarono precipitosamente nel castello e si arresero dopo appena qualche colpo di cannone.
Per cercare di giustificare le proprie azioni Carlo Emanuele raggruppò a Torino il corpo diplomatico e dichiarò, rivolgendosi in particolare alle feluche francesi, che egli, duca di Savoia, occupava il Marchesato di Saluzzo per salvarlo dalle scorrerie degli Ugonotti ribelli, vedi incursioni nella valle Varaita da parte di Lesdiguieres, e conservarlo per il re francese. A tale dichiarazione la Corte d’Oltralpe, non potendo troncare i contatti con il duca di Savoia, replicò con contestazioni e minacce, che come del resto previsto, non fecero alcun effetto su Carlo Emanuele.