Storia Il tunnel voluto da Ludovico II fu un capolavoro diplomatico e commerciale, dando lustro europeo al Marchesato Buco di Viso, via delle merci tra il Saluzzese e la Provenza

Storia Il tunnel voluto da Ludovico II fu un capolavoro diplomatico e commerciale, dando lustro europeo al Marchesato Buco di Viso, via delle merci tra il Saluzzese e la Provenza
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Ludovico II, X° Marchese di Saluzzo, dai francesi chiamato Louis II, nel concepire il Buco di Viso, per quei tempi opera ardua e paragonabile oggi al traforo del Frejus, non agì da sprovveduto. L'analisi degli antefatti e dei progetti legati a tale impresa ne rivelano l'acume politico e finanziario.

Anche se facilitato nell'impresa dallo stretto legame con il regno francese del "Lys" (giglio) che non osteggiò, anzi appoggiò pienamente tale progetto intravedendo in esso una spina nel fianco del ducato di Savoia, il marchese di Saluzzo prima di intraprendere il progetto strinse accordi con le più importanti realtà del Delfinato.

ACCORDO CON IL DELFINATO

Nell'estate del 1475 il marchese stipula una convenzione con il parlamento del Delfinato circa l'esecuzione di un traforo attraverso il Mont Viso. Gli esecutori dell'opera saranno Martin d'Albano e Baldassarre de Alpiasco. Essi riceveranno dal marchese 12 mila fiorini ed il legname necessario. Seimila fiorini saranno rimborsati al marchese, al completamento dei lavori, dal dipartimento del Delfinato.

Il 19 settembre il parlamento del Delfinato approva detta convenzione con la seguente motivazione: «Quod bonum esset, perforari collum dicti Montis Vesuli, per spatium trabuchorum quinquaginta de longitudine et de latitudine unius trabuchi; de alto vero pedum septem». Da uomo previdente il marchese Ludovico II, prendendo le dovute misure, inizia a stabilire buone relazioni commerciali con la Provenza dove lo stagno di Berre poteva fornirgli il necessario approvvigionamento di sale, aprendo nel comtepo spazi di mercato all'esportazione di lana, pelli, riso, botti di vino Pelaverga e altri prodotti del Marchesato.

Il 22 settembre un accordo stipulato con il re di Provenza, Renè d'Anjou, relativo all'esecuzione del traforo, permette al marchese di estrarre, dallo stagno di Berre ed a condizioni vantaggiose, il sale necessario e viene permessa la vendita Oltralpe delle merci di provenienza dal Marchesato.

Il 29 settembre Ludovico II avanza richiesta al parlamento del Delfinato affinchè vengano riparate le strade che conducono al Monte Viso e che nessuna tassa venga imposta ai viaggiatori che le percorreranno; egli offre di fare la stessa cosa sul suo territorio. Il parlamento approva. Il 30 settembre il marchese promette di rimborsare le somme promesse e date dal Delfinato per il traforo se quest'opera non sarà terminata. Così i lavori possono iniziare nel 1478, per concludersi nel 1480.

Verso il termine dei lavori, esattamente il 21 gennaio 1480, l'imperatore Federico III invia al Marchese di Saluzzo un diploma di felicitazioni sulla grandezza e l'importanza dell'opera intrapresa, «videlicet quod ingenio tuo preclaro, magnum jam dedisti principium ad perforando ferro, igne, aceto ac varis aliis ingenius at que altissimun montem illum qui proeminet altitudine coeteras Italie colles, vulgariter Vesulus nuncupatum».

L’UOMO DI FIDUCIA

La lungimiranza di Ludovico II è confermata dallo sviluppo dei commerci, facilitato dal Buco di Viso. Una volta messo a regime il collegamento tra Provenza e Saluzzese, il marchese posiziona un suo uomo, tale Guillaume Garnier (Guglielmo Garnero) nella Durance, al lago di Savines (presso l'atuale Serre Ponçon), con l'incarico di controllare e gestire il flusso di sale che risaliva dalla Camargue e a lui destinato. Per un compenso di 80 fiorini per anno Mr. Garnier cura la spedizione del sale verso Ristolas, che era il luogo più prossimo, lontano appena una lega, al "Pertuis du Viso".

A Ristolas il notaio Claude Aymard, nominato dal Re di Francia ufficiale di Dogana, per un compenso di 120 fiorini l’anno cura l'incasso delle tasse doganali. Un secondo controllo sulla quantità che attraversa la frontiera viene effettuato, quando entra nel Marchesato, alla stazione di frontiera posta a Crissolo. La merce di lì proseguiva la discesa lungo la Valle Po sino a raggiungere Revello, dove si può ancora ammirare l'edificio della Dogana, di fianco alla chiesa parrocchiale. Vi erano pene severissime per quanti contrabbandavano le merci e non si sottoponevano ai previsti controlli.

BOOM DI AFFARI

Il progetto di Ludovico II, essendo nel frattempo il Po divenuto navigabile (1500) sino agli avamposti del Marchesato (Carmagnola), conoscerà un ulteriore sviluppo con il trasferimento del sale e delle altre materie importate, eccedenti il fabbisogno, nei magazzini del Castello di Cardè da dove veniva imbarcato, mutuando l'organizzazione francese, e inviato per la vendita il tutto il bacino padano.

Un commercio consistente, alimentato dalle importazioni “veloci” consentite dal Pertuis. Sin dal 1481 il Marchese si era impegnato a ritirare annualmente dalle saline della Provenza almeno 10600 olle (un'olla era pari a 60 kg circa) in sacchi da 30 kg che venivano caricati a due per volta su ogni asinello che intraprendeva la via del Marchesato. Di questa quantità la metà almeno doveva essere ricavata dallo stagno di "Vauduch" (Lavalduc presso Berre).

C'è da immaginare il grande traffico sia di asinelli verso il Marchesato, stante le quantità indicate e il breve periodo annuale di transitabilità della via alpina (5/6 mesi) sia di barche dalla Provenza al lago di Savines.

Al ritorno verso il mare le imbarcazioni trasportavano, oltre alle merci pervenute dal Marchesato, il legname necessario alla bisogna dei cantieri navali di Marsiglia che veniva recuperato dalla grande foresta nazionale di Boscodon nel territorio di Savines.

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