Mezzo milione di euro in ballo, vince la calcinere srl Sugli usi civici della centrale idroelettrica no del commissario al Comune di Paesana

Mezzo milione di euro in ballo, vince la calcinere srl Sugli usi civici della centrale idroelettrica no del commissario al Comune di Paesana
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Mai dire gatto se non ce l’hai nel sacco. E soprattutto mai rincorrere opere faraoniche e grandi realizzazioni a scapito dell’ordinaria amministrazione, perché è la seconda e non già le effimere prime sulla base delle quali, nei nostri paesi, si verrà giudicati a fine mandato. Ed il risveglio dai sogni potrebbe essere drammaticamente brusco.

Dovrà tenerlo ben presente, d’ora in poi, il sindaco Emanuele Vaudano che il 22 luglio scorso ha visto il Commissario regionale per gli usi civici Giovanni Liberati - con una sentenza lunga una dozzina di pagine - fare propria la tesi difensiva della Calcinere Srl (proprietaria dell’omonima centrale idroelettrica) e dato torto al Comune di Paesana che - su specifica determina della Regione Piemonte - dalla vicenda contava di intascare una mezza milionata di euro quali proventi degli usi civici pregressi.

Si tratta ovviamente soltanto del primo atto di una storia che dura da più di tre anni, da quando sindaco ancora c’era il coriaceo Mario Anselmo. Altri ne verranno.

Per intanto però secondo il Commissario regionale «sui fondi in territorio del Comune di Paesana acquistati dalla Calcinere Srl con l’atto di vendita del 23 luglio 1923 e su quelli sui quali nel 1954 è stata realizzata una galleria in sostituzione del canale preesistente, a servizio dell’impianto di produzione di energia non gravano diritti di uso civico».

E «neanche dai documenti estratti dal fascicolo del Comune di Paesana può trarsi la prova dell’esistenza di diritti di usi civici sui fondi in questione in quanto il diritto di pascolo era sottoposto al pagamento di un canone a favore del Comune e la coltivazione dei terreni era consentita a titolo di locazione, regimi – questi – incompatibili con l’esistenza di un diritto di uso civico».

Per il Commissario non ci sono insomma carte che dimostrino che il Marchese di Saluzzo abbia lasciato ai Comuni quei terreni oggi diventati oggetto del contendere e neppure i documenti prodotti dal Comune di Paesana «peraltro di difficile lettura e decifrazione, consentono di ritenere provata la natura feudale di tutto il territorio del Comune di Paesana e, soprattutto, dei fondi di cui si controverte, trattandosi di atti di investitura feudale o di ricognizione di investiture preesistenti di concessione alla comunità di Paesana di un diritto, di liberazione degli abitanti di tale comune da un obbligo militare».

Oltre alle prove della natura feudale, mancherebbero anche elementi indicativi del fatto che un determinato territorio, sebbene o in quanto compreso in un feudo, fosse soggetto ai diritti di uso civico a favore della popolazione, sorti prima a successivamente alla infeudazione.

La Regione Piemonte e il Comune di Paesana (difeso da quel guru in materia che è l’avvocato Volante) sono altresì stati condannati a rimborsare alla Calcinere Srl la metà delle spese processuali.

Il consiglio comunale dell’11 agosto ha dato mandato al sindaco di opporsi alla sentenza tramite ricorso alla Corte d’Appello di Roma.

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