Quel settembre di guerra alla Battagliola

Quel settembre di guerra alla Battagliola
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Accadde il 13 settembre del 1743. Il rappresentante diplomatico di Carlo Emanuele III di Savoia firmò un trattato di alleanza con l’Impero asburgico, collocando così la potenza sabauda al fianco di uno Stato, che di lì a poco avrebbe visto lo scoppio di un conflitto di portata europea, per la successione al trono del Sacro Romano Impero.

Con questa abile mossa, Carlo Emanuele proseguì nel progetto di ingrandimento del Regno di Sardegna. Con le conquiste ottenute alla fine della guerra di successione austriaca, infatti, lo Stato piemontese avrebbe preso le dimensioni, con cui, nel XIX secolo, si sarebbe posto alla guida del processo di unificazione nazionale italiana.

L’accordo del settembre del 1743 rese dunque alleati Carlo Emanuele III e Maria Teresa d’Austria, che dovettero scontrarsi con quasi tutte le maggiori potenze europee dell’epoca (Francia, Spagna, Prussia, la Repubblica di Genova, e altri stati tedeschi).

Soltanto gli inglesi e pochi altri Stati europei sostenevano gli austro-piemontesi. La stipula di quest’intesa non piacque a Luigi XV, re di Francia, che, dopo aver iniziato le ostilità con l’esercito piemontese, si alleò con la Spagna.

Lo scoppio delle ostilità indusse i militari piemontesi a fortificare sia le vette della valle Varaita, sia quelle della valle Maira, con intensi movimenti di materiali e di lavoratori. Le prime manovre militari francesi di questo breve conflitto (autunno 1743-autunno 1744) si svolsero in val Varaita, vicino a Casteldelfino (7-10 ottobre 1943).

All’incirca sei mesi dopo, nel luglio del 1744, si registrò un nuovo tentativo di penetrazione francese, nel territorio governato da Carlo Emanuele III. Con una manovra a tenaglia, che partiva, da un lato, dalle valli Stura e Maira, e dall’altro, dall’alta Varaita, l’esercito francese cercò di sfondare la barriera invalicabile delle Alpi, per giungere al cuore del Regno sabaudo.

Così scrive Riccardo Baldi: «Il 16 luglio, il nemico apparve sulle alture dei colli del Maurin e del Longet: in totale, si trattava di ventisei battaglioni e di trenta compagnie di granatieri. Le ostilità iniziarono a Sant’Anna di Bellino; cinquecento piemontesi riuscirono a tamponare temporaneamente l’avanzata franco-spagnola, ma poi vennero travolti. Migliaia di uomini presero la via del Bondormir per attaccare di sorpresa le ridotte della Battagliola e di Montecavallo; (…) piombarono con la baionetta innestata sui quattrocento granatieri piemontesi che difendevano la Battagliola; di questi venne fatta una strage».

Gli scontri durarono dal 16 luglio fino alla notte del 19, con migliaia di vittime.

Lo battaglia di Casteldelfino mise in mostra l’abilità delle truppe francesi, mentre quello della Battagliola permise agli alleati franco-spagnoli di penetrare definitivamente in provincia di Cuneo. I nemici riuscirono anche a superare le difese piemontesi in valle Maira. Una volta oltrepassato lo Stura di Demonte e discesi in Varaita, i franco-spagnoli invasero il Piemonte, mettendosi in marcia verso Cuneo, assediata dal 15 settembre al 21 ottobre del 1744.

La città riuscì a resistere, respingendo l’assalto e allontanando temporaneamente i franco-spagnoli da questo teatro bellico. La guerra di successione austriaca ebbe così, come dirette conseguenze, l’ascesa di due Stati, che di lì a poco avrebbero fatto la storia dell’Europa: il Regno piemontese-sabaudo, e la monarchia prussiana.

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