L’arte contemporanea protagonista di due mostre nelle location storiche della città I tappeti-natura di Gilardi alla Musso A Casa Cavassa il Premio Matteo Olivero
Quaranta opere di Piero Gilardi sono protagoniste della mostra antologica a lui dedicata, nell’ambito dell’esposizione di Arte Contemporanea, inaugurata venerdì scorso nelle antiche scuderie dell’ex caserma Musso.
L’esposizione ripercorre tutta la storia dell’artista torinese, ora 78enne, a partire dall’inizio degli anni ’60, quando espone le sue Macchine del futuro (1963), pionieristiche nell’annunciare l’unione tra arte e nuove tecnologie. Sono riproposte in mostra attraverso fotografie in bianco e nero e manifesti esposti tra i tanti libri scritti dall’artista.
Grande spazio è dato alle sue installazioni tridimensionali dei “tappeti-natura” creati con l’uso di poliuretano espanso, gommapiuma scolpita e intagliata come fosse marmo che raffigura paesaggi, cibo e animali tra colori sgargianti.
La natura viene rappresentata in modo realistico denunciando l’avanzamento della società industrializzata e del suo immaginario avvenuta a metà anni ‘60, a scapito dell’esperienza della natura stessa. Gilardi, a partire dal 1968 e per tutti gli anni ‘70, realizza manifesti murali e opuscoli per il movimento studentesco e per le prime lotte operaie autonome, facendo uso di un linguaggio ispirato alla grafica popolare prefascista e dell’immediato dopoguerra.
La sua attività, dal coinvolgimento nel movimento operaio all’esperienza in qualità di operatore culturale all’interno di istituti di malattia mentale, risponde all’esigenza di fare dell’arte una pratica esistenziale e politica, come ha spiegato lo stesso artista nel suo libro “Dall’arte alla vita, dalla vita all’arte”. Lo mostra è aperta con ingresso libero fino al 1° novembre, il sabato e la domenica. Orario continuato dalle 10 alle 18.
PREMIO MATTEO OLIVERO
Pare quasi un incontro tra sacro e profano l’opera “Campi Flegrei conferenza” realizzata dall’artista tedesco Veit Laurent Kurz che ha vinto il 42° Premio Matteo Olivero. L’installazione è posta ai piedi della pala della Madonna della Misericordia a Casa Cavassa e sorprende i visitatori per la sua collocazione. Rappresenta un grande vulcano attorniato da manichini con il volto devastato dai fenomeni che hanno cambiato il corso della natura. Non solo le eruzioni vulcaniche, ma anche le devastazioni causate dall’uomo come l’incidente nucleare avvenuto alla centrale di Cernobyl il 26 aprile 1986 che, assieme a quello di Fukushima del 2011, è il più grave incidente della storia del nucleare civile.
I manichini dai volti inquietanti che attorniano il vulcano, rappresentano gli uomini devastati nel corpo, ma sopravvissuti a queste catastrofi, di cui ne discutono in una “conferenza”. L’opera è accompagnata da un video in cui è spiegata dall’artista Veit Laurent Kurz. Vistabile negli orari di apertura di Casa Cavassa. Prenotazioni e info al numero verde 800942241 o in mail a musa@itur.it.