Mario, l’ex “buè” diventato un perno del salumificio

Mario, l’ex “buè” diventato un perno del salumificio
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La settimana scorsa è mancato, all’età di 82 anni, Mario Serafini, grande lavoratore, persona semplice e molto stimata, definita da tutti “l’uomo del pronto intervento” per la sua capacità di provvedere in qualunque momento a riavviare un impianto di riscaldamento in avaria.

La famiglia Serafini nel 1953 si trasferì a Moretta da Anghiari, in provincia di Arezzo, per lavorare come “buè” nella cascina di Robasto, in frazione Roncaglia a Moretta. Mario, adolescente, aiutò per un paio di anni, papà Giovanni e mamma Iole nell’accudire il bestiame. Mario ricordava con grande riconoscenza l’ottimo trattamento avuto dalla famiglia Robasto che li aveva anche alloggiati.

«L’arrivo dei Serafini a Moretta - racconta l’ex sindaco Mario Piovano, memoria storica del paese - nacque da un atto di solidarietà in tempo di guerra. Ad Anghiari, nel tragico 8 settembre 1943, un soldato morettese, Michele Olivero, inseguito dai tedeschi, si rifugiò dalla famiglia Serafini che lo nascose e accudì per un lungo periodo. Michele sposerà poi la sorella di Giovanni e nel ’53 segnalerà la famiglia Serafini al cavalier Robasto, che cercava personale per accudire il bestiame».

Nel 1955, Mario entrò a lavorare al salumificio Locatelli e vi rimase fino alla pensione, nel 1991. Venne inserito come apprendista nel reparto della manutenzione dove, sotto la guida di Matteo Pansa e di Roberto Fracchia, apprese l’arte del manutentore meccanico diventando un uomo di punta dello stabilimento. Nel 1960, il direttore Spinetta gli affidò una missione importante: una trasferta di un mese in Germania per apprendere la tecnologia dei macchinari della produzione dei wusterl, appena introdotta a Moretta.

Nel 1965 Mario sposò Graziella, una collega di lavoro del salumificio, mancata anche lei da un anno.

«Giovedì scorso – conclude Piovano -, al funerale di Mario, la comunità morettese si è stretta affettuosamente alle tre figlie Daniela, Paola e Ivana e ai 5 nipoti per dire un grazie sincero al loro caro papà».

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