Addio a Maurino, l’architetto “corsaro”

Addio a Maurino, l’architetto “corsaro”
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Si è spento sabato scorso nella casa di riposo di Paesana (la struttura che lo aveva recentemente accolto dopo un ricovero ospedaliero) l’architetto Renato Maurino.

Aveva 86 anni, gran parte dei quali spesi ad inseguire quel suo progetto che gravitava attorno al tentativo di coniugare due tipi di bellezze: quella dell’ambiente abitativo con quella del contesto circostante.

Lo scorso agosto ci aveva mandato un messaggio whatsapp per annunciarci del video-documentario a lui dedicato e presentato poco più di un mese fa, nel santuario di San Chiaffredo di Crissolo: «Tieniti buono quell’architetto “corsaro” e usalo quando scriverai il mio coccodrillo» ci scrisse a mo’ di accompagnamento. Quello fu l’ultimo nostro contatto.

Parlare con lui, quando scendeva dalla sua Ostana, era sempre un piacere, un momento indimenticabile, dal quale imparare ogni volta qualcosa.

Perché non si accontentava di essere un genio della montagna riconosciuto da tutti. No. Lui voleva essere quello che canta fuori dal coro, sempre ovviamente in difesa di quella bellezza delle nostre montagne che - ebbe a dirci un giorno - «non ha eguali, nonostante taluni amministratori».

Ispiratore dello studio di progettazione Tau di Cuneo, Visiting Professor della Facoltà di Architettura di Mondovì, è stato anche coautore di una serie di manuali di buone pratiche. Profondamente innamorato della montagna, un passato da maestro di sci, fu tra i fondatori dell’associazione “Escolo du Po”, per la salvaguardia della cultura e della lingua provenzale-occitana.

Polemico, arguto, spiritoso e simpatico, Maurino soleva dire di sè e del suo lavoro, vissuto come una missione: «Se non avessi fatto l’architetto, avrei fatto l’architetto».

Memorabili restano le sue divergenze con il sindaco di Ostana Giacomo Lombardo e quello di Crissolo Aldo Perotti. Perché per lui non c’erano mezze misure e quando parlava anche solo dello spigolo di una casa o di un davanzale, a Maurino brillavano gli occhi.

Così lo ricorda Aldo Perotti: «Con Maurino viene a mancare una figura che ha approfondito la questione urbanistica legata alla cultura e alla tradizione montana. Una visione che ha fatto scuola aprendo nuove strade, anche perché incentrata su di un bene cui gli italiani sono particolarmente legati: la casa».

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