La scuola è “la priorità”, parola di insegnante

La scuola è “la priorità”, parola di insegnante

Egregio direttore,

questa mattina volevo mettere un post su fb ma poi … beh, non amo farmi nemici, se posso evitarlo. Però alcune cose devo puntualizzarle per forza.

La scuola in Italia è stata nel tempo sempre più denigrata e si è perso il senso di quanta sia la sua effettiva valenza formativa, non solo a livello di competenze e conoscenze, ma anche in merito alla promozione dell’emotività della persona, dello sviluppo della coscienza civica, della socialità produttiva.

Non serve ora indagare le colpe del passato, sicuramente ascrivibili un po’ a tutte le componenti che ruotano intorno a questo settore. E’ importante, invece, proteggere la scuola e gli studenti da ulteriori errori e la chiusura sarebbe uno dei maggiori.

La scuola è un posto del tutto sicuro: tutto viene sanificato più volte, le mascherine vengono fornite ogni giorno, il distanziamento è garantito in ogni istante così come la tracciabilità, infatti ciascuna classe costituisce una monade che lavora a distanza e senza contatti con le altre. Gli insegnanti sostituiscono solo sulle proprie classi e con appositi registri per un eventuale controllo Asl. In palestra, così come nelle ore di arte, è vietata qualsiasi attività che metta in comune oggetti, così come i giochi di squadra.

Gli spostamenti avvengono in fila per uno e il braccio teso non deve toccare le spalle del compagno davanti. Usiamo un rigore e una severità da caserma.

Contemporaneamente lavoriamo con una passione moltiplicata in modo esponenziale, in una corsa contro il tempo, ma cercando di dare loro il massimo senso di normalità possibile. E intanto abbiamo già pronto l’orario per la famigerata Didattica a distanza e prepariamo continuamente materiale per averlo a disposizione in qualsiasi momento.

Ma… ma… ma… nonostante il divieto di assembramenti nelle vicinanze degli edifici scolastici, i ragazzi si ammassano e – da noi a Verzuolo dove la polizia municipale consta di tre unità – il sindaco al mattino ci dà una mano venendo a vigilare. Capisco le esigenze delle varie religioni, società sportive, artistiche e musicali, ma è inutile che noi li manteniamo divisi tutto il mattino, se poi loro si mescolano al pomeriggio. E la maschera non basta se stanno appiccicati, si toccano, si mettono le mani addosso, si abbracciano.

La Didattica a distanza ha acuito le differenze sociali in modo enorme nonostante le scuole abbiano distribuito tutti i tablet e pc che avevano. Nelle famiglie a volte c’è un solo pc e papà e mamma in Smart working, magari ci sono due o tre fratelli, magari c’è solo uno smartphone coi giga limitati o si vive in una zona dove la connessione è pessima.

A giugno abbiamo promosso – per obbligo – alunni che non avevano neppure lontanamente raggiunto gli obiettivi minimi e altrettanti ne abbiamo mandati all’ordine di scuola successivo! A settembre alunni di seconda primaria non riconoscevano le loro maestre, il numero dei bambini con problemi psicologici è aumentato in maniera impressionante! E potrei andare avanti ancora.

La scuola non deve essere una priorità ma “la priorità” sulla quale agire.