Savio: «nel 2016 i primi segnali» «Per la Maxi Emergenza si poteva fare di più»

Savio: «nel 2016 i primi segnali» «Per la Maxi Emergenza si poteva fare di più»
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Fa discutere il trasferimento della Maxi Emergenza da Saluzzo all’aeroporto di Levaldigi.

Suscita l’intervento rammaricato dei rappresentati istituzionali cittadini, ma soltanto a titolo di rimpianti perché ormai - come ha ribadito l’assessore regionale alla Sanità Luigi Genesio Icardi - la scelta è irreversibile, anche per evidenti ragioni logistiche.

Tuttavia, alle malcelate critiche del responsabile della struttura, Mario Raviolo, si associano ora anche quelle del consigliere di minoranza Carlo Savio.

«Spiace, ma non stupisce - afferma l’esponente di SiAmo Saluzzo -, dover apprendere che troverà destinazione a Levaldigi. Spiace non per il servizio che verrà aggregato con la componente internazionale e l’ospedale da campo Emt3 dando vita ad un “polo strategico” di grande rilevanza e prestigio. Ma - precisa Savio - perché la legittima decisione della Regione ha delle ragioni anche in virtù del nulla che si è fatto in questi anni per dare seguito alle giuste richieste del servizio guidato dal dottor Raviolo».

Savio ricorda come, con i colleghi consiglieri Quaglia, Rinaudo, Andreis e Contin, sin dalla primavera del 2016 era stato segnalato il rischio, in allora poi scongiurato, di un suo trasferimento, ma parimenti era stato sostenuto che andasse trovata una sistemazione definitiva.

«Fregiarsi del successo delle missioni internazionali, dei convegni di livello mondiale senza dar seguito ad iniziative alcune è come imbellettarsi il viso senza essersi lavati la faccia. Chi ha avuto modo di visitare i locali di via del Follone - osserva polemicamente l’avvocato di centrodestra - non poteva che ammetterne l’inidoneità e questa scarsa attenzione ricade ora su tutta la comunità saluzzese. Ci sono dei vantaggi per la Maxiemergenza a Levaldigi? Certo. Un’economia di scala e l’inserimento in una struttura che per funzione e spazi disponibili può soddisfarne le esigenze. Ma siamo certi - s’interroga retoricamente il consigliere comunale - di aver fatto il possibile perché ciò non accadesse? Perché all’ordine del giorno dell’attività amministrativa non si è mai posto seriamente il problema? Questo è il rammarico: vedere un servizio di eccellenza per cui molto si era fatto (tra Comune e Croce Verde) pur di poterlo ospitare a Saluzzo migrare in altri lidi senza essere riusciti in cinque anni a proporre alcunché di concreto».

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