«Il busto del re si trova custodito in magazzino»

«Il busto del re si trova custodito in magazzino»
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Il busto del re di Sardegna Carlo Alberto non si troverebbe negli scantinati di Casa Cavassa, ma custodito in un magazzino.

Ad intervenire è il sindaco Mauro Calderoni, che precisa: «Egregio direttore, mi rivolgo a lei in merito all'articolo dal titolo “Quel busto del re, dimenticato nelle cantine di Casa Cavassa”, pubblicato a pagina 7 del numero uscito mercoledì 4 novembre 2020. Da una nostra verifica ci risulta che contenga delle informazioni non corrette. Il busto in questione, infatti, è custodito in un deposito comunale e non nello scantinato di Casa Cavassa da dove fu spostato anni fa durante una complessa e lunga operazione di riordino degli oggetti lì contenuti».

A sollevare la questione del busto in marmo di Carlo Alberto è stato lo storico Aldo Alessandro Mola che, all’interno di una delle sue ultime pubblicazioni (“Il regno di Vittorio Emanuele III dall’età giolittiana al consenso per il regime” edito da Bastogi) riporta un’immagine del monumento con la seguente didascalia: «Il busto, già nel palazzo civico di Saluzzo, dopo l’avvento della Repubblica venne gettato a capofitto nelle cantine del museo di Casa Cavassa».

Mola ricorda anche come il busto venne eretto nell’atrio del palazzo di città, quale gesto di riconoscenza verso il re, che donò lo stesso edificio (allora palazzo dei Gesuiti) al comune di Saluzzo per farne la nuova sede municipale.

Negli ultimi due decenni, con la riqualificazione dell’intero sistema culturale saluzzese e il recupero degli spazi della Castiglia, è stato riordinato e catalogato l’intero patrimonio artistico cittadino. L’ultimo tassello del processo di restauro ha riguardato il lapidario di Casa Cavassa, mentre prosegue il processo di restauro delle sale interne.

Nello stesso volume, lo storico dedica un capitolo alla figura del marchese Marco di Saluzzo, uno degli uomini di fiducia dello statista Giovanni Giolitti durante gli ultimi anni di governo, prima dell’avvento fascista. Marco di Saluzzo, prima deputato quindi senatore del Regno d’Italia, oltre al ruolo di sottosegretario, ricoprì anche quello di vicepresidente provinciale, sempre al fianco di Giolitti.

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