Caro sindaco, quel murale ha vent’anni

Nei giorni scorsi sono stata almeno una decina, se non di più, le testate giornalistiche che hanno dedicato ampio spazio al consueto comunicato stampa un tantino autocelebrativo inviato dal Comune di Rifreddo, con tanto di foto del sindaco con indosso la fascia tricolore. Nulla di nuovo sotto il sole, se non l’argomento della “notizia”: stavolta la realizzazione di un davvero splendido murales di oltre 35 metri che “campeggia da alcuni giorni sul grande muro in cemento che si incontra salendo dal centro di Rifreddo verso il pittoresco santuario della Madonna del Devesio nell’ambito di un progetto per giovani.

La marea di articoli ha provocato la reazione dei consiglieri di minoranza Onorato Martino, Manuela Allemano e Giovanni Paseri che di fronte a tanta enfasi hanno voluto esprimerci alcune loro considerazioni, cominciando con il ricordare all'amministrazione rifreddese in carica e a tutta la popolazione come l’opera sia stata in realtà un (pur splendido) rifacimento e non la copertura di un’anonima macchia grigia.

«Il lavoro fatto dai ragazzi di oggi - dicono i tre consiglieri - riprende in realtà un’opera realizzata nel 2001: anche allora una scritta Rifreddo a caratteri cubitali, colorata e risultato di un progetto condiviso tra amministrazione, educatori e giovani. Aldilà di tutto, quella di oggi rimane tuttavia una bella notizia che infonde ottimismo: il segnale di una comunità vivace, in cui i giovani si passano il testimone. Sarebbe bello che anche chi amministra ricordasse che è chiamato a fare un tratto di strada e che il suo operato sarà tanto più proficuo quanto più avrà tenuto conto di quanto si è fatto nel passato».

Continua la minoranza: «Ogni azione che si intraprende, se pensata, concertata e con l’ambizione di lasciare il segno non può prescindere dall’esistente né da ciò che è stato. Sappiamo bene che servono lenti nuove, serve l’adeguamento ai tempi attuali, sono cambiati i bisogni, mutano i risultati. Rinnovare e non cancellare, ripensare e rivedere, perché la comunità si possa pensare compatta e unita, non con pezzi antiquati o da scartare o da dimenticare. Ecco, questo ci auguriamo per il bene del nostro paese».