«Questo virus inciderà sul bilancio del Tapparelli per 500 mila euro» intervista Roberto Bertola, presidente della casa di riposo, tra nuove spese e difficoltà di reperimento del personale

«Questo virus inciderà sul bilancio del Tapparelli per 500 mila euro» intervista Roberto Bertola, presidente della casa di riposo, tra nuove spese e difficoltà di reperimento del personale
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La residenza Tapparelli, con i suoi vari reparti, è la più grande struttura assistenziale per anziani del Saluzzese e una delle maggiori del Cuneese. Per cercare di capire le difficoltà in cui si dibattono, ormai da mesi, le case di riposo e le Rsa in particolare ne abbiamo parlato con il presidente Roberto Bertola Mercoledì sera il Consiglio comunale ha votato un ordine del giorno facendo proprie le preoccupazioni delle case di riposo del territorio tra cui anche l’ente che lei presiede. Un passaggio istituzionale che denuncia una situazione che si è fatta sempre più problematica.

«Ringrazio il sindaco per essersi fatto portavoce di questa difficile e preoccupante realtà che stiamo vivendo. Oltre, ovviamente, alle preoccupazioni di tipo sanitario, legate all’emergenza epidemiologica, le problematiche stanno avendo risvolti pesanti sia sulla tenuta dei conti che sul personale».

Qual è oggi la situazione alla residenza Tapparelli? Ci dà qualche dato? 

«I dati economici di carattere generale, ribaltati sulla nostra realtà locale incidono, (dati aggiornati a fine ottobre) per circa 102 mila euro quali maggiori e non previsti costi legati all’acquisto di materiali, attrezzature e dispositivi di protezione connessi all’emergenza Covid, oltre alle quanto mai utili, gradite, numerose e generose donazioni ricevute».

In questo periodo è possibile l’ingresso di nuovi ospiti? A quali condizioni e con quali modalità?

«Un pesante elemento di negatività, nelle voci di bilancio, è dato proprio dalla difficoltà nel fare inserimenti di nuovi ospiti. Questo comporta numerosi posti letto vuoti, a fronte di una lista d’attesa, per richieste di inserimento, molto estesa e che non riusciamo purtroppo a soddisfare. Questa voce incide per oltre 387 mila euro (dati anche questi aggiornati a fine ottobre). Le procedure, peraltro indispensabili, per poter fare ingressi in sicurezza, prevedono l’isolamento in struttura dei nuovi ospiti da inserire previa verifica di tampone negativo in entrata ed al termine dell’isolamento.

Essendo gli ospiti da inserire, per la maggior parte, non autosufficienti, è impensabile, in considerazione anche della carenza di personale, distaccare degli operatori appositamente per il loro affiancamento per tutto il periodo necessario all’isolamento (14 giorni). In estate, quando la situazione era più stabile, avevamo iniziato a fare nuovi inserimenti, con parecchie difficoltà ma anche con soddisfazione. Eravamo riusciti ad inserire tre persone, poi, purtroppo, le priorità sono nuovamente tornate ad essere altre».

E c’è il problema della carenza di personale infermieristico, richiamato negli ospedali.

«È così. L’altro ulteriore grave problema che stiamo cercando in tutti i modi di contenere è proprio la mancanza di personale infermieristico; come ormai da molti mesi segnalato; purtroppo, a seguito dell’emergenza sanitaria, gran parte degli operatori che prestavano servizio presso la nostra struttura, tramite servizio appaltato ad una cooperativa, come in ogni altra residenza per anziani, ha optato per l’assunzione presso il Servizio Sanitario andando a coprire posti necessari negli ospedali ma lasciando sguarnite le case di riposo. Significativo è il fatto che, proprio la scorsa settimana, abbiamo espletato un concorso pubblico, a cui abbiamo cercato di dare massimo risalto pubblicitario, per l’assunzione, a tempo indeterminato di due infermieri. A questo concorso si sono iscritti solamente otto aspiranti infermieri e vi hanno partecipato solamente in quattro. Al momento è una professionalità ricercatissima».

Inoltre, ci sono varie altre problematiche legate ai casi di positività di operatori ed ospiti e alle varie emergenze che, di volta in volta, si presentano.

«Un problema, certamente. Alla carenza di infermieri si presenta, in questa seconda ondata, anche la necessità di dover sostituire il personale con altre mansioni (Oss, addetti alle pulizie, operai, amministrativi). Succede infatti che i casi di positività a seguito di screening, che  viene fatto agli operatori ogni 15 giorni, oppure gli isolamenti fiduciari per contatti con positivi, stanno riducendo in modo significativo il personale. Colgo, a questo proposito, l’occasione per esprimere il più sentito ringraziamento per l’enorme mole di lavoro che stanno  svolgendo tutti i nostri operatori, ormai da mesi costretti a lavorare in condizioni molto difficoltose». 

Come contate di affrontare la situazione nei mesi a venire, specie se l’emergenza dovesse protrarsi? 

«Alla situazione economica deficitaria di quest’anno, in qualche modo, stiamo già cercando di porre rimedio. Per il prossimo anno confidiamo  in una stabilizzazione della situazione, perlomeno di tornare quanto prima alle condizioni di quest’estate quando ci si stava appunto  organizzando per tornare molto lentamente ad una parvenza di “normalità” provando a fare nuovi inserimenti  (principale problema  del deficit finanziario). Ora, purtroppo, siamo tornati alla situazione del blocco primaverile e se le condizioni non torneranno ad essere, rispettando ovviamente le dovute procedure e con tutte le cautele del caso, gestibili dal punto di vista degli inserimenti, non ci resterà che “intaccare” il patrimonio per poter far fronte alle spese. Speriamo in un decisivo cambiamento di rotta per il 2021. Voglio comunque ribadire che la priorità assoluta resta la centralità dei nostri ospiti a cui, a prescindere dagli aspetti finanziari, cercheremo di garantire, per quanto nelle nostre possibilità, la loro salute psico-fisica. Questo, pur tra mille difficoltà, è l’aspetto che più ci sta a cuore».

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