Gwahg Nasce il distretto Bio d’Oc del Monviso In rete 28 aziende e 70 negozi e rivendite

Gwahg Nasce il distretto Bio d’Oc del Monviso In rete 28 aziende e 70 negozi e rivendite
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L’iniziativa è partita da Cavour e Bibiana, da quel distretto frutticolo che guarda al biologico da anni, ma si è presto ampliata, arrivando ora a coinvolgere le valli del Monviso e la pianura Saluzzese.

Ventotto aziende agricole si sono messe in rete per creare il primo distretto di bio agricoltura del Monviso, e partecipare al bando del Psr per la promozione dell’iniziativa e di una start up legata alla filiera.

Si chiama “Bio d’Oc Monviso” il progetto che riunisce allevatori, frutticoltori, cooperative agricole tra la val Maira e la val Pellice, passando per le campagne del Saluzzese, le valli Po e Varaita e i frutteti di Cavour.

Il marchio, nato grazie ai fondi europei del Piano di sviluppo rurale, nella misura dedicata alla “creazione di filiere corte, mercati locali ed attività promozionali”, vede come capofila la Cooperativa “Il frutto permesso” di Bibiana e ha tra i suoi partner il Parco del Monviso.

Dario Martina, presidente del Frutto Permesso, spiega: «Dopo la stagione dei pionieri, è tempo di crescere. Il biologico ha bisogno di una voce, non deve essere solo un prodotto, ma un’idea concreta. Dobbiamo essere bravi a fare rete e strutturarci. Abbiamo una buona base di partenza, ora si tratta di rodare la filiera locale, corta, che già si avvale di 70 esercizi commerciali che vendono i prodotti Bio d’Oc Monviso».

L’obiettivo è dare forma ad una start up, un consorzio che avvii un progetto di impresa replicabile sul territorio.

Bio d’Oc Monviso ha al suo interno aziende importanti, affermate anche sui mercati esteri. «Ma dobbiamo confermarci anche sul territorio - prosegue Martina - dimostrare che è possibile vivere e pensare bio anche a casa nostra».

La scelta di Staffarda quale sede del distretto non è casuale. È un luogo simbolo del territorio, punto di incontro tra le valli del Monviso e la pianura, tra Saluzzese e Pinerolese.

Gianfranco Marengo, presidente del Parco del Monviso, aggiunge: «Questo territorio, di oltre 400 chilometri quadrati, ha ottenuto il riconoscimento Mab Unesco per il rapporto uomo-ambiente. Se c’è un luogo dove un distretto bio ha ragione di essere è questo».

Martina pone l’accento sulla biodiversità delle colture dell’area: «Nelle valli del Monviso si è conservata una biodiversità naturale straordinaria. Un’agricoltura che ha generato modelli agrari molto diversificati, incentrati sulla poli-agricoltura».

Restano molte le difficoltà che i titolari delle aziende hanno fatto emergere nel corso di un incontro web che si è svolto ieri per fare il punto sullo stato di avanzamento del progetto. Dal rispetto delle normative in alcuni settori come quello zootecnico, alla giusta remunerazione del mercato, ai canali di vendita per le micro e piccole imprese.

Daniela Scarzello, funzionaria della direzione Agricoltura della Regione Piemonte, ha illustrato l’obiettivo del bando destinato al bio: «Nelle aree rurali, più marginali, occorre lavorare sulla cooperazione tra aziende, per migliorare la loro permanenza sul mercato. Bisogna creare un’identità territoriale per lo sviluppo e la sostenibilità. Un patto sociale tra consumatori e produttori di quell’area, che permette da un lato, al produttore, di avere capacità di reddito maggiori e al consumatore prodotti freschi e di filiera corta».

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