Stazioni sciistiche pronte, ma pesa l’incertezza sulle regole per l’inverno Zzzzz zzzzzz

Stazioni sciistiche pronte, ma pesa l’incertezza sulle regole per l’inverno Zzzzz zzzzzz
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E’ forte l’apprensione ai piedi del Monviso e del colle dell’Agnello così come sotto il monte Nebin per una stagione sciistica che rischia di non partire.

Il ponte dell’Immacolata (8 dicembre), tradizionalmente, rappresenta l’avvio della stagione sciistica. Quest’anno manca ancora la neve, ma non è questo l’unico elemento a preoccupare. Quand’anche infatti la neve arrivasse copiosa, l’emergenza sanitaria impone limitazioni che, se applicate senza distinzioni, come ha anticipato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in tv lunedì sera, rischiano di essere devastanti per tutte le stazioni e letali per quelle medio-piccole.

La situazione è particolarmente grave in provincia di Cuneo per l’alluvione di inizio ottobre che ha messo in ginocchio Limone e le valli monregalesi.

Ma ora anche Pontechianale, Sampeyre, Crissolo, Pian Munè e Rucas, le piccole stazioni delle valli saluzzesi, guardano con ansia alle voci che arrivano da Roma e Torino.

Da una parte il governo, che sembra indirizzato a tenere chiusi gli impianti da sci almeno fino a fine gennaio, dall’altra la Conferenza delle Regioni, che ha da poco approvato una serie di nuove linee guida per l’utilizzo degli impianti di risalita.

Un comunicato congiunto di Lombardia, Province autonome di Trento e Bolzano, Val d’Aosta, Friuli, Veneto e Piemonte chiede di dare risposte certe e una data comune per l’avvio, in sicurezza, della stagione.

Il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio auspica che si possa trovare un punto di equilibrio, «così come stanno facendo - dice - altri Paesi europei. Si potrebbe consentire l’attività sciistica – suggerisce Cirio - lasciando chiusi bar e ristoranti».

Sulla questione è intervenuto anche il deputato monregalese Enrico Costa.

«Sarebbe un errore gravissimo liquidare la montagna con un tratto di penna, anziché cercare di trovare soluzioni equilibrate».

Analogo il tono della deputata di Fratelli d’Italia, Monica Ciaburro, sindaco di Argentera, che parla di un dramma socioeconomico per i territori montani.

Contro la mancata apertura degli impianti si sono schierati anche nomi importanti dello sci, come Alberto Tomba, Gustav Thoeni e Federica Brignone.

Anche Uncem, Anci e varie associazioni di categoria hanno preso posizione.

La questione sarà nuovamente affrontata in settimana dalla Conferenza Stato-Regioni, ma le indiscrezioni non lasciano spazio all’ottimismo.

Le associazioni del settore hanno presentato i numeri e le previsioni del settore sciistico, da cui si evince che il mondo che ruota intorno al turismo invernale rischia di perdere il 70% di fatturato, vale a dire all’incirca 8,5 miliardi di euro.Il comparto, lungo tutto l’arco alpino, ha un peso economico tra i 10 e i 12 miliardi di euro tra diretto, indotto e filiera e dà lavoro a circa 120 mila persone.

Le piccole stazioni, considerate le loro caratteristiche di minor affollamento, potrebbero veder riconosciute queste loro peculiarità perché Cortina non è Sampeyre o Pontechianale e Courmayeur non è Pian Munè né Crissolo.

A condizione che qualcuno, con intelligenza e celerità, sappia farsi latore delle loro istanze.

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