«Noi commercianti e ristoratori teniamo duro ma non possiamo continuare a lungo così» parlano i titolari delle attività economiche colpite dalle restrizioni della zona rossa

«Noi commercianti e ristoratori teniamo duro ma non possiamo continuare a lungo così» parlano i titolari delle attività economiche colpite dalle restrizioni della zona rossa
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In attesa di una schiarita, con l'auspicato passaggio del Piemonte dalla zona rossa a quella arancione o gialla, resta alto il malcontento delle categorie più direttamente toccate dalle limitazioni, quando non del tutto bloccate. La speranza è che l'atmosfera natalizia riporti un po' di normalità, ma nel frattempo il clima nel mondo del commercio e delle tante attività costrette al palo, non è dei migliori. Abbiamo dato voce a una serie di titolari di impresa, per farci raccontare il loro disagio e le loro aspettative. Il nostro viaggio comincia a Saluzzo, con Maurizio Falco dell'Etoile abbigliamento: «Siamo dispiaciuti del fatto che il governo non abbia tenuto in considerazione che noi negozianti facciamo grossi investimenti in merce, effettuando quasi tutti gli ordini un anno prima. Per la nostra attività, così come in molte altre, non si tratta di aprire la porta ed accendere le luci. Ci sono progetti, idee ed obiettivi. Tutti obiettivi impossibili da raggiungere se ci fanno chiudere da un giorno all’altro. Per noi è stata un'autentica mazzata».

Marta Campanella è la referente dell'Asd Relevé, associazione per la ginnastica sportiva in valle Po e Saluzzese: «Come accaduto per tutti, il danno è ingente dal punto di vista economico, e altrettanto rilevante sotto l'aspetto relazionale e psicologico. Abbiamo deciso di continuare on line, con la cadenza del calendario settimanale, ma è evidente come la mancanza di relazioni e di contatto con le ginnaste rappresentino un grosso limite. Lo sforzo che stiamo compiendo a livello digitale è importante, volto al mantenimento della forma fisica e a studiare nuovi elementi tecnici nell'ambiente di casa, non ideale per la ginnastica ritmica. Sul piano economico siamo stati chiamati a far fronte a diversi e costosi impegni, dalla sanificazione all'adeguamento a tutti i protocolli, preparazione del personale, per poi interrompere tutto bruscamente».

Ci spostiamo a Manta, per parlare con Alessandro Piasco della Piola del Barbun: «Capisco il momento difficile, ma dopo gli investimenti fatti e richiesti dal governo e le restrizioni attuate, è innegabile che le recente chiusure siano assurde. Non solo manca un sostegno economico adeguato, ma anche delle regole per una nuova ripartenza. L'asporto dei piatti può essere un aiuto momentaneo per mantenere il rapporto con la clientela, ma non un aiuto economico per sostenere le spese che tutti i giorni dobbiamo sostenere».

Torniamo a Saluzzo, da Jessica Peruccio del negozi Jess abbigliamento Europa: «Non posso che unirmi all'insoddisfazione a alla rabbia dei colleghi. Le chiusure sono state fatte con poco senso. Con che criterio posso andare a comprare una maglia, una camicia, o un paio di scarpe in un supermercato piuttosto che recarmi in un negozio di abbigliamento o di scarpe? Non ha nessun senso. Ringraziamo il Centro commerciale naturale di Saluzzo, che ha organizzato un e-commerce per fare qualche consegna a domicilio. Ma è ben poco rispetto all'incasso dello scorso anno. Io ho il magazzino pieno di merce e non so cosa potrò farne, roba che ovviamente ho già dovuto pagare. Spero che ci diano un po' di respiro prima di Natale».

Al ristorante Gambero d'oro di Scarnafigi, il titolare Mattio Sjmon aggiunge: «Sono deluso e amareggiato da un governo che ci ha lasciati soli. Noi siamo una partita Iva nuova, avendo rilevato il ristorante a marzo dello scorso anno. Così non soltanto non sono arrivati i famosi ristori, ma aspetto ancora un modulo per farne richiesta. Io  in due settimane ho perso 300 coperti, che sicuramente non possono essere compensati da due giorni di take away. Dal momento che ancora non ci è stato dato nulla, sarebbe opportuno che perlomeno sospendessero i pagamenti delle tasse. Ho speranza che nel periodo natalizio la situazione possa migliorare, ma ho paura che non basterà a far pareggiare i conti di una annata storta».

Roberta Maero gestisce il centro estetico L'essenza di Roby, racconta: «Con il lockdown di primavera abbiamo avuto una prima batosta, non risarcita nemmeno in minima parte dal bonus erogato dallo Stato, anzi abbiamo dovuto investire tale cifra in adeguamenti per i protocolli Covid. Questa seconda ondata ci sta completamente rovinando, e nemmeno se aprissimo in occasione del Natale la situazione potrebbe migliorare. Questo perché la gente ha comunque timore, e anche se non ci sarà un divieto vero e proprio, si avrà paura a spostarsi per andare dall'estetista, poiché considerato servizio non di prima necessità».

Dicono William e Jessica, parrucchieri a Saluzzo: «Il decreto non ha specificato bene gli spostamenti per i clienti che vengono da fuori, quindi abbiamo avuto un grande calo di lavoro. In questo momento proviamo una sensazione di tensione, perché vediamo entrare i clienti in negozio con lo sguardo triste. Cerchiamo di fare di tutto per sollevare il morale e per far capire che questa epidemia non ci può fermare. Bisogna andare avanti - concludono i parrucchieri -, dobbiamo stringere i denti ,tirare un po’ la cinghia e tutto si riprenderà. Perché siamo volenterosi, e non ci arrendiamo facilmente».

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