Case di riposo sotto attacco del Covid Paesana, c’è attesa per gli esiti dei test
Sembra non voler mollare la presa il Covid-19, ovunque, ma ancor più nelle case di riposo della valle Po, dove la sola struttura di Sanfront è al momento immune.
Cominciamo con la residenza di Paesana, dove la situazione è in divenire. Nella struttura di via Margaria, venerdì scorso figuravano 8 ospiti e 3 dipendenti positivi. Nel fine settimana è stato effettuato il test del tampone a tutto il personale impegnato al secondo piano dell’edificio e si è in ansiosa attesa degli esiti: perché se ci fosse anche solo un positivo vorrebbe dire che il virus ha varcato la soglia del primo piano (riservato agli ospiti Covid).
Appare stabile la situazione all’interno della casa di riposo San Chiaffredo di Revello, al cui interno c’è stato anche un decesso: si tratta di un ospite che lamentava gravi patologie pregresse.
Nei giorni scorsi sono stati eseguiti nuovi tamponi all’interno della a struttura di piazza Carlo Re. Il test ha evidenziato 16 positività fra ospiti e gli operatori. Nel frattempo, però, si sono registrate 16 negativizzazioni (12 ospiti e 4 operatori) che mantengono pressoché invariati i numeri della scorsa settimana. I nuovi positivi al tampone sono quasi tutti asintomatici. (A lato l’intervista alla presidente Silvana Sanino).
Clima tranquillo all’Ospedale di carità di corso Marconi a Sanfront, pesantemente toccata dal virus gli scorsi marzo ed aprile, ed oggi invece letteralmente immacolata, senza neppure un caso. A tal proposito, pubblichiamo una pillola di saggezza che il suo presidente Silvio Ferrato ha pubblicato sulla propria pagina Facebook, che ben si sposa in un po’ tutti i paesi, pervasi dalla morbosa curiosità di voler sapere numeri e meglio ancora nomi di quanti sono stati infettati dal virus.
«Hai visto quello è positivo, stiamo lontani! Ne sento tante ogni giorno - scrive Ferrato -, e ogni giorno rimango senza parole. Non sono positivo, ma potrei esserlo, e magari lo sono stato, perché questo silenzioso virus non dà scampo. Non giudichiamo, non trattiamo come ‘lebbroso’ chi è positivo, ma a distanza con una parola, un gesto, un sorriso dietro ad una mascherina o ad una videochiamata non facciamoli sentire soli e abbandonati. C’è una sofferenza sia fisica che psicologica, aiutiamoli. Potremmo trovarci anche noi nella loro situazione da un momento all’altro. Meno pettegolezzi più umanità”.