«Ci pensiamo noi a contare i cinghiali»

«Ci pensiamo noi a contare i cinghiali»
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Serve un piano di contenimento dei cinghiali, anche nel Saluzzese, dove la proliferazione dei selvatici è accertata soprattutto nelle aree boschive di collina, oltre che in alcune zone di pianura. Il dibattito è acceso da anni, con le associazioni agricole che premono da tempo sulla questione.

Un’importante novità arriva in questi giorni dal Parco del Monviso. Il presidente, Gianfranco Marengo, ha indirizzato una lettera a tutti i sindaci del territorio per informare che è in fase di redazione una bozza di un piano di contenimento dei cinghiali per le aree di competenza dell’ente, con valenza per i prossimi cinque anni.

L’ente si rivolge ai Comuni chiedendone la collaborazione, attraverso la segnalazione dei danni subiti nei territori di competenza e fornendo inoltre una stima numerica della presenza di ungulati.

Una volta elaborato il “Piano cinghiali” sarà inviato all’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) per ottenerne il parere positivo.

Spiega Marengo: «La questione va affrontata a livello legislativo sia regionale che statale, per rendere piu? semplici i piani per contrastare questo problema. Nella zona di Staffarda, gestita dal Parco del Monviso su delega regionale non e? possibile da parte dell’ente effettuare interventi tecnici di contenimento in quanto la competenza è dell’amministrazione provinciale».

Enalcaccia Cuneo plaude all’iniziativa del Parco e offre la disponibilità a collaborare alla stesura.

Osserva Pier Paolo Testa, saluzzese, presidente provinciale Enalcaccia: «Lo strumento di gestione del cinghiale poteva essere realizzato prima, ma meglio tardi che mai. La redazione di un piano però si deve ispirare a criteri scientifici e oggettivi, non empirici o approssimativi come quelli richiesti. Quali dati ha oggi a disposizione il Parco? Enalcaccia Cuneo sarebbe interessata a conoscerli e condividerli. L’esempio di Staffarda, che il parco cita, è emblematico di una gestione orientata all’immobilismo. Senza l’attività venatoria, aumentano le problematiche gravi, non più limitate ai danni agricoli, ma ora all’incolumità stessa delle persone, a partire dalla viabilità sulla regionale Saluzzo-Pinerolo».

Enalcaccia sottolinea che la categoria dei cacciatori non si è mai sottratta a forme di collaborazione con il Parco. «Peccato - continua Testa - che ciò non sia mai stato richiesto, né strutturato adeguatamente, con la partecipazione dei cacciatori residenti nel perimetro del parco e delle guardie venatorie. Il cinghiale non è in sé una specie dannosa, ma va gestita e controllata nei territori abitati».

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