Mamme, figli e nonni raccontano com’è cambiata la loro quotidianità

Natale con i tuoi... si diceva una volta. Stavolta non sarà così, per le ferree restrizioni imposte dal governo nelle festività. Tanto altro è cambiato in questo anno segnato dal coronavirus. Ci ritroviamo immersi in un clima mai conosciuto prima, fra paura del Covid e un mare di divieti. Da domenica in Piemonte ci sarà un allentamento  per il passaggio dalla zona arancione a quella gialla, giusto il tempo di provare un'aria di normalità, per poi tornare a un clima da lockdown a cavallo di Natale e Capodanno.

Ognuno vive con i suoi problemi, le sue ansie, le sue speranze. Abbiamo dato voce alla gente, dalla maestra alla mamma, dalla pensionata all'imprenditore. 

Francesca, che ha due bimbi ed è incinta al settimo mese,  è una mamma positiva al Covid: «Tutti i dottori, dalla ginecologa a quello di base, mi hanno trattato nella maniera migliore possibile. Non posso dire la stessa cosa del servizio pubblico.  Nonostante la mia gravidanza patologica e a rischio, non ho avuto le corrette spiegazioni. Capisco il periodo e spero che le cose possano migliorare».

Ci spostiamo ora a casa di Giulia, mamma lavoratrice in smart working con un figlio in quarantena dovuta alla positività di un compagno di classe: «Per me lavorare è impossibile, anche se la scuola si è attivata con buoni risultati. Mi trovo con un bambino di prima elementare che da solo davanti a un pc non sa stare, per di più dal momento che non conosce nemmeno le lettere dell'alfabeto. La situazione che mi trovo a vivere è portare avanti il mio lavoro con concentrazione, cosa che obiettivamente non può avvenire».

Passiamo a un'altra categoria, quella di nonno Domenico, classe 1928, il quale si è adattato in maniera impeccabile a tutte le emergenze, temprato da una vita trascorsa in un secolo diverso, anche se non riesce ad adeguarsi alla decisione governativa di non poter vedere i suoi nipoti il giorno più bello. «Ho 92 anni, e voglio passare il Natale in mezzo all'allegria dei miei piccolini, solo con loro presenti posso dire di essere felice. Io comprendo che la decisione è stata presa per preservarmi dal virus, ma la mia mente mi porta a dire che questo potrebbe essere l'ultimo Natale che passo con la mia famiglia, e l'egoismo mi spinge a stare con loro ad ogni costo. La solitudine è una brutta malattia che non auguro a nessuno». 

La signora Elsa invece, con uno spirito di adattamento invidiabile, ha deciso di modificare i programmi e festeggerà con la sua famiglia il 24 dicembre, nel pieno rispetto delle regole: «Non posso pensare di non dare i regalini ai miei nipoti fino al 27. Purtroppo abitiamo in comuni diversi e abbiamo dovuto spezzare loro la magia di Babbo Natale che passa il 24 notte lasciando i regali sotto l'albero, per farlo sorvolare nei cieli nel pomeriggio del 24 dato che nemmeno la sera si può fare, per via del coprifuoco alle 22. So bene che i problemi veri sono altri, come so bene che sarà un Natale da ricordare, o forse da dimenticare!». 

Per ultimo, ma non in ordine di importanza, ci spostiamo nell'ambito scolastico, dove Sara, che frequenta la quinta superiore, si sente dispiaciuta e amareggiata per la situazione che sta vivendo. «Nel lockdown di primavera, stare a casa e fare lezione con una tazza di tè caldo in mano, non mi dispiaceva, ma con il sopraggiungere della maturità quest'anno le cose sono cambiate.  Ho paura di arrivare all'esame con una preparazione non adeguata. I docenti sono attenti e premurosi nei nostri confronti, e io mi sto impegnando al massimo per riuscire a raggiungere i risultati sperati. Non nego di essere una persona molto esigente con me stessa, pertanto vorrei poter riuscire ad avere un rapporto umano con i professori, e non solamente digitale, per capire se posso o meno migliorare. Sicuramente la priorità va alla salute di tutti, pertanto cercherò di fare del mio meglio da casa, in attesa di poter tornare in aula, spero il prima possibile».