L’alpinismo è amicizia e senso dei propri limiti

L’alpinismo è amicizia e senso dei propri limiti
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Che cosa si deve pensare di un alpinista “serio”, di quelli che vanno in cordata su e giù per le montagne, che si mette in testa un casco, per la prima volta, quando ha superato da un pezzo gli ottant’anni? Che dev’essere un personaggio a cui mancano un bel po’ di venerdì. Oppure che si tratta di un uomo dalla vita speciale, e nelle vite speciali tutto è possibile.

Quando nel 2015 Mauro Manfredi, noto dentista cuneese, classe 1931, sperimenta l’utilizzo di un copricapo alpinistico per la salita al Pic d’Asti, ha alle spalle un’onorata carriera che nelle pagine di questo libro viene ripercorsa nei suoi momenti più importanti.

Primo tempo, intervallo, secondo tempo, supplementari. Come in una partita di calcio. Se nella prima fase l’attività dominante è l’alpinismo e come scenario a prevalere sono le Alpi Marittime, nella ripresa emergono lo scialpinismo e le alte quote: fortissima l’attrazione esercitata dalle cime del Monte Rosa.

Una costante è la presenza al suo fianco di un compagno fidato. Nel libro sono decine i personaggi che vengono via via citati, a formare un elenco tanto lungo quanto grande è il valore che l’autore attribuisce ai rapporti di amicizia e di complicità che lo hanno legato ai “soci” con cui ha condiviso fatiche, emozioni, rischi, situazioni impreviste e successi.

Il tutto vissuto secondo lo spirito “romantico” dell’alpinismo classico, intriso però di understatement tipicamente cuneese: confrontarsi con i propri limiti in quel regno della libertà che è la montagna significa obbedire a un imperativo interiore; l’importante è non esagerare.

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