L’allarme del sindaco di sampeyre: «Deve intervenire il ministero dell’interno» Amorisco: piccoli Comuni paralizzati per la mancanza di segretari comunali
Oggi si può anche morire di Covid-19, ma le attività dei piccoli Comuni montani certamente muoiono per la mancanza nelle sedi vacanti di un segretario comunale che coordini e assicuri la continuità delle attività amministrative.
La situazione da tempo era precaria. La riforma “Quota 100” l’ha aggravata ulteriormente per il pensionamento della “vecchia leva” dei segretari comunali che, in origine funzionari statali, sono stati declassati dalla famosa - si fa per dire - riforma Bassanini del 1997, al ruolo di veri e propri “portaborse dei sindaci dei Comuni più importanti, che impediscono ai segretari di coprire “a scavalco” i piccoli centri.
Oggi, nei piccoli Comuni, succede spesso che il segretario comunale sia assegnato per un solo giorno che, solitamente, coincide con la riunione del Consiglio: troppo poco per garantire la funzionalità del lavoro necessario.
In merito Domenico Amorisco, nel suo duplice ruolo di ex segretario e sindaco di Sampeyre, ha un’idea precisa: «Non posso che ripetere quello che avevo già detto tre anni fa, nel 2018, in occasione di una segnalazione della gravità della situazione dei piccoli Comuni per mancanza dei segretari. Oltre la riforma Bassanini del 1997 si deve aggiungere anche la riforma della Pubblica Amministrazione cosiddetta Madia del 2015 che non è stata completata con l’adozione dei decreti attuativi e che addirittura abolisce la figura del segretario comunale rimasta ancora oggi in regime di provvisorietà, senza alcuna regolamentazione. Ciò perché una sentenza della Corte Costituzionale del 2016 ha giudicato incostituzionali alcuni articoli di questa ennesima riforma che penalizza il ruolo e la figura del segretario comunale».
Aggiunge Amorisco: «A questo punto è lecito chiedersi come, con le riforme Bassanini e Madia, sia possibile intraprendere la carriera di segretario comunale ripopolando gli Albi regionali per assicurare tale prezioso ed insostituibile servizio».
C’è un modo per rimediare a un problema che rischia di bloccare tanti piccoli Comuni?. Spiega Amorisco: «Una risposta spetta con urgenza al ministero dell’Interno, visto che dalla diffusione dei dati ministeriali si parla di 2.385 sedi vacanti a livello nazionale di cui 1.670 nei piccoli Comuni. In provincia di Cuneo sono addirittura un centinaio di sedi vacanti».