ESSERE FELICI SI PUO’ MA BISOGNA VOLERLO

ESSERE FELICI SI PUO’ MA BISOGNA VOLERLO
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In questo periodo così particolare, in cui ci troviamo a combattere contro un nemico invisibile, in cui dobbiamo proteggerci e proteggere i nostri cari, in cui tante persone si sono ammalate, troppe sono morte e moltissime si trovano in difficoltà economiche, come si può essere felici?

Abbiamo imparato in questi mesi che non possiamo più delegare la nostra felicità all’esterno, tuttavia dobbiamo conservare uno sguardo positivo sulle nostre vite e sul nostro futuro. Se questo non avviene, subentrano sentimenti ansiogeni e depressivi. Purtroppo, può succedere che i pensieri che affollano le nostre menti siano negativi e ci portino ad immaginare catastrofi, come diceva Montaigne: «La mia vita è stata piena di disgrazie, la maggior parte delle quali non si è mai verificata». Spesso, la nostra infelicità è dovuta a un instancabile lavoro mentale.

Facciamo come quel contadino che all’alba scende va al lavoro e trova una buca nel prato davanti a casa. Va a prendere la pala e copre la buca ma - proprio mentre stava riportando l’attrezzo nel capanno - si rende conto che nel prato vi è un’altra buca, che ha scavato egli stesso prendendo la terra per coprire la prima. L’uomo decide pertanto di coprire la seconda buca, ma inevitabilmente ne scava una terza, una quarta, una quinta, fino alla centesima…. il pover’uomo va avanti dall’alba al tramonto coprendo buche e scavando buche, ma a notte fonda vi è ancora una buca.

La prima buca è composta dalle domande che ci poniamo tutti in questo momento: «Quando finirà? Cosa succederà? Torneremo alla normalità?» Nessuno può avere una risposta esatta. La nostra mente è programmata per pensare: non possiamo inibire le domande, ma possiamo bloccare le risposte. Ogni volta che cerchiamo una risposta intelligente ad una domanda stupida, scaviamo un’altra buca.

Adesso vi chiederete quali sono le domande intelligenti e quali quelle stupide. Semplice: le domande stupide sono quelle che non hanno una risposta certa, ma solo supposizioni che innescano altre domande. Dobbiamo accettare di avere dei dubbi e di non poter tenere tutto sotto controllo, mantenendo però un atteggiamento propositivo nei confronti del futuro.

Essere ottimisti conviene. Il primo suggerimento, pertanto, è quello di vivere il presente al meglio, evitando di creare catastrofi immaginarie date da domande a cui non vi è risposta. L’unica domanda intelligente che dobbiamo farci ogni mattina è: «Come sarebbe la mia giornata se io fossi felice?» E, soprattutto, cosa potrei fare oggi per essere felice e, magari, per regalare un po’ di felicità a qualcuno?».

Ci verranno in mente tante cose, mettiamone in pratica almeno una, ricordandoci che la gentilezza e la generosità sono preziose alleate di ogni nostra azione. Un dono o un semplice pensiero per chi ha meno di noi è un amplificatore di felicità. Così come condividere nuove esperienze con qualcuno a cui vogliamo bene; e perdonare le persone care quando ci offendono.

Ricordiamoci sempre che gli esseri umani sono programmati per affrontare e superare le difficoltà: saranno queste risorse a renderci più consapevoli, più forti e, spero, più felici.

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