I nonni dell’Unitre cavourese dialogano con i loro nipotini

Creando un’atmosfera serena e rilassata i nonni dell’Unitre di Cavour hanno testimoniato ai ragazzi che “resistere” si può: alcuni di loro hanno raccontato come si viveva a scuola, quando l’Italia “era un impero”, ma c’era tanta fame e tanta miseria, con la guerra e il fascismo. Le divise scolastiche servivano , non solo a ad irregimentare, ma anche a coprire gli indumenti rifatti e rattoppati.

Nonostante questo, però, i nonni hanno affermato che la scuola, pur autoritaria e difficile, concedeva una pausa di riposo e di gioco, classificato tra i momenti più belli delle loro giornate: correre insieme, giocare a nascondino e così socializzare…

E a casa c’era sempre un gran lavoro: la stalla per i maschietti; i lavori di pulizia per le femminucce.

In un’occasione è stata proposta ai bambini una delle merende migliori: pane e burro fresco, pane-burro e marmellata.

Alcuni, abili nell’uso di cellulari e smartphone, hanno sottolineato l’isolamento dal mondo della loro età giovanile, di cui ora sono consapevoli; in casa non entravano quotidiani e riviste, né c’era la radio e tanto meno la tv. Altri hanno parlato del periodo di leva e del lavoro in fabbrica, suscitando domande e molto interesse da parte dei ragazzi, che hanno ricevuto risposte di alto valore educativo, attraverso il racconto delle esperienze vissute: ogni tempo ha i suoi problemi; è necessario trovare la strada per risolverli.

Anche i nonni hanno ricevuto un bel messaggio che non trapelava dai quotidiani discorsi con i nipotini, spesso affannati a raccontare l’ultimo scontro tra due compagni indisciplinati o lo scherzo di cattivo gusto ricevuto nella pausa-mensa.

Hanno scoperto con emozione che i bimbi ed i ragazzi sanno ascoltare; che a scuola per molte ore i ragazzi imparano, nel vero senso della parola. In quello spazio i giovani possono esprimere se stessi e quindi anche accapigliarsi un po’; sono però certi di essere compresi e aiutati a sviluppare un’amicizia sincera.