Il sito conta già la presenza di 2500 realtà certificate, identificate con il simbolo della «fogliolina verde» Portale web per comprare biologico in regione: i prodotti di eccellenza e qualità sbarcano in rete

Il sito conta già la presenza di 2500 realtà certificate, identificate con il simbolo della «fogliolina verde» Portale web per comprare biologico in regione: i prodotti di eccellenza e qualità sbarcano in rete
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È online la sezione dedicata al biologico sul portale www.piemonteagri.it, dedicato alle produzioni agricole di qualità e certificate del Piemonte, voluto dalla Regione. In aggiornamento continuo, il sito conta già la presenza di 2500 produttori biologici certificati, identificati con il simbolo della «fogliolina verde». Cliccando su «Trova l’azienda biologica che ti interessa» è possibile trovare i produttori selezionando la provincia, il comune, scegliendo per tipo di certificazione e per tipologia di produzione.

In Italia, l’agricoltura biologica è in crescita, con una superficie coltivata di quasi due milioni di ettari (rapporto «Bio in cifre 2020» di Mipaaf – Ismea), mentre in Piemonte, nel 2019 erano circa 3000 gli operatori biologici, di cui circa 2500 classificati come produttori, per una superficie coltivata di circa 50 mila ettari, per la maggior parte caratterizzata dalla presenza di colture cerealicole, viticole e ortofrutticole.

Nel dettaglio del sito web, il Piemonte è stato diviso in 76 aree territoriali, ciascuna spiegata con schede e disciplinari per le produzioni tipiche. Il portale è stato pensato a partire dai sistemi di qualità, utili per i consumatori che cercano informazioni sui prodotti, poi si sono implementate le sezioni delle Fattorie Didattiche con le varie proposte delle visite offerte, inoltre c’è una sezione dedicata alle ricette storiche dell’ambito territoriale (in collaborazione all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo), infine ci sono le interviste agli agricoltori. Inoltre, ci sono dettagli sulle descrizioni aziendali, le caratteristiche sui metodi di coltivazione, le filiere e la multifunzionalità, i canali di vendita, le caratteristiche di produzione, eventuali trasformazioni di prodotto e le denominazioni di origine.

Commenta l’assessore regionale Marco Protopapa: «Obiettivo del portale online, nato nel 2012, è favorire l’incontro tra agricoltori e consumatori che cercano cibi bio certificati. La collaborazione con Slow Food permette di dare visibilità anche all’interno della prossima edizione del Salone del Gusto. Dalla frutta alla carne, al riso ai formaggi ai vini, abbiamo eccellenze che si sono imposte sui mercati, e a queste si aggiunge ora la produzione bio».

Come spiegato da Federbio, l’agricoltura biologica è un sistema di produzione agricola definito e disciplinato a livello comunitario da alcuni regolamenti, che non utilizza prodotti chimici di sintesi (fertilizzanti, diserbanti, insetticidi) per la concimazione dei terreni, per la lotta alle piante infestanti, ai parassiti animali e alle malattie delle piante; inoltre vieta l’uso di organismi geneticamente modificati (OGM). Ricorre a pratiche tradizionali, essenzialmente preventive, selezionando specie locali resistenti alle malattie e intervenendo con tecniche di coltivazione adeguate. I fertilizzanti utilizzati sono quelli naturali come il letame o altri composti organici e sovesci (cioè una tecnica che consiste nell’incorporare nel terreno piante appositamente seminate arricchendolo così di sostanze utili ad aumentarne la fertilità). Il regolamento CE n. 834/2007, che stabilisce le norme sulla produzione biologica valide per tutta l’Unione Europea, definisce l’agricoltura biologica come: «Un sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di produzione agroalimentare basato sull’interazione tra le migliori pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e una produzione confacente alle preferenze di taluni consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali. Il metodo di produzione biologico esplica pertanto una duplice funzione sociale, provvedendo da un lato a un mercato specifico che risponde alla domanda di prodotti biologici dei consumatori e, dall’altro, fornendo beni pubblici che contribuiscono alla tutela dell’ambiente, al benessere degli animali e allo sviluppo rurale».

Secondo il report 2019 del Crea – rete rurale nazionale 2014/2020, circa metà della superficie nazionale coltivata in biologico (45,3%) è dedicata ai seminativi, ripartiti tra colture foraggere (oltre 392 mila ettari, pari al 20% della superficie tutta) e cereali (oltre 326 mila ettari, 17%), mentre la restante quota di suolo bio è occupata per il 28% da prati permanenti e pascoli (540 mila ettari) e in analoga percentuale da piantagioni (24%), soprattutto olivo (239 mila ettari circa, pari al 12,2% della superficie bio complessiva) e vite (oltre 106 mila ettari, 5,4%).

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