L’intervento, promosso dalla Fondazione Torino Musei, sarà interamente finanziato con 2,4 milioni di euro da Fondazione CRT Palazzo Madama «rinasce», trecento anni dopo: al via il consolidamento della facciata juvarriana

L’intervento, promosso dalla Fondazione Torino Musei, sarà interamente finanziato con 2,4 milioni di euro da Fondazione CRT Palazzo Madama «rinasce», trecento anni dopo: al via il consolidamento della facciata juvarriana
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Palazzo Madama si rimette a nuovo, e al sicuro, per i prossimi decenni.

Prende il via il progetto di restauro e consolidamento dell’avancorpo centrale della facciata juvarriana, capolavoro architettonico del Settecento europeo, con un cantiere che inizierà prima dell’estate e durerà circa un anno e mezzo, per concludersi a fine 2022. L’intervento, promosso dalla Fondazione Torino Musei, sarà interamente finanziato con 2,4 milioni di euro da Fondazione CRT, storico e principale sostenitore privato di Palazzo Madama (16,6 i milioni stanziati complessivamente).

Si potranno seguire «live» le principali fasi del restauro: un sistema di videocamere nel Palazzo trasmetterà su alcuni schermi a terra le principali fasi di lavorazione in corso; un ascensore montacarichi consentirà di condurre gruppi di visitatori in determinate aree del cantiere e, al termine dell’intervento, una mostra illustrerà la storia millenaria dell’edificio e i restauri.

I lavori, firmati dall’architetto Gianfranco Gritella, osserveranno sia antiche tecniche artigianali sia metodologie all’avanguardia, recuperando i marmi originali accanto all’impiego di materiali contemporanei, come fibre di carbonio, resina e acciaio inox nelle parti nascoste dell’edificio.

Del progetto si parla già da qualche anno: con il coinvolgimento anche del Politecnico e dell’Università degli Studi di Torino, sono state condotte indagini scientifiche sui materiali e sulle alterazioni intervenute nel tempo. Le caratteristiche costruttive di Palazzo Madama (patrimonio Unesco) e il marmo di Foresto utilizzato, di semplice lavorazione, ma affetto da «un male antico» legato alla propria friabilità, hanno fin da subito innescato problemi di conservazione e cedimenti strutturali, tanto che i primi tentativi per risolverli risalgono già alla fine del XVIII secolo.

Nel dettaglio, le opere prevedono il restauro dell'apparato architettonico e decorativo; il consolidamento strutturale dei soffitti e degli architravi lapidei dei tre intercolumni del pronao centrale; il sollevamento, il trasporto e il restauro delle quattro monumentali statue allegoriche di coronamento del pronao, che saranno musealizzate e sostituite da copie identiche sulla sommità dell’edificio; il restauro, la revisione e il consolidamento strutturale dei serramenti lignei; la revisione e l’adeguamento dei sistemi di smaltimento delle acque meteoriche della copertura e, infine, il recupero dei sotterranei circostanti il palazzo.

Spiegano dalla Fondazione CRT: «Il grande cantiere di Palazzo Madama sosterrà l’attività e l’occupazione nelle imprese del Nord Ovest coinvolte nei lavori, e consentirà a Fondazione CRT di mettere a disposizione del recupero del patrimonio artistico ulteriori risorse per 1,5 milioni di euro grazie all’Art bonus. È un investimento strategico in ottica ‘recovery plan culturale’, con l’obiettivo di tutelare e valorizzare l’arte nel presente e di trasmetterla in eredità alle prossime generazioni».

Il presidente della Fondazione Torino Musei, Maurizio Cibrario, spiega: «Non credo esista in Torino un altro monumento le cui pietre racchiudano 2000 anni di storia, al pari di Palazzo Madama. Dall’insediamento romano agli Acaia, i Duchi di Savoia, le Madame Reali, sino al Senato del Regno di Italia, una carrellata ineguagliabile di gestione del potere civico e statale. Si preannuncia anche un intervento del Ministero per i beni e le attività culturali che, se dovesse realizzarsi, completerebbe in modo mirabile il piano dei lavori».

Nella prima fase del cantiere si lavorerà per rendere disponibili al pubblico le parti, finora nascoste, delle «Cantine Juvarriane», gli affascinanti sotterranei dello scalone monumentale, l’area del fossato antistante la facciata e gli ambienti che, sino agli inizi dell’Ottocento, esistevano nel fossato adiacente al monumento al Cavaliere d’Italia e che conducevano da Palazzo Madama verso l’Armeria Reale.

Poi ci si dedicherà alle quattro colonne giganti in marmo di Foresto: il cedimento del sistema portante settecentesco – nove travi orizzontali in pietra lunghe sette metri e pesanti due tonnellate ciascuna – ha messo in crisi l’intero sistema strutturale, causando numerose fessurazioni con distacchi di grossi frammenti.

La fase del progetto più delicata e innovativa per le metodologie applicate, è la costruzione di tre travi reticolari in acciaio con profilo curvilineo all’interno di ogni campata o camera nascosta, che dovranno sorreggere gli architravi in pietra fessurati e, soprattutto, mantenere sospese centinaia di lastre di marmo dei soffitti, per impedirne il cedimento, preservare e rendere visibili i bassorilievi.

Infine, si tratteranno le pietre originali per preservarle dagli agenti meteo e si interverrà sulle quattro sculture in marmo (4 metri di altezza e tre tonnellate ciascuna) rappresentanti le Allegorie delle virtù del buon governo, Giustizia, Prudenza, Temperanza e Fortezza, scolpite da Giovanni Baratta nel 1726. Recupero anche per i finestroni barocchi, i più grandi del Piemonte (50 metri quadrati ciascuno).

La facciata juvarriana di Palazzo Madama è l’unico edificio del barocco torinese, oltre alla Cappella della Sacra Sindone, costruito pressoché interamente in pietra, rompendo con la tradizione del costruire sabaudo esclusivamente in laterizio.

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