Nei fumetti giapponesi la chiave per capire le differenze tra la scuola italiana e nipponica

Nei fumetti giapponesi la chiave per capire le differenze tra la scuola italiana e nipponica
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Mercoledì 24 febbraio il professor Federico Dinucci, nell'ambito del progetto “peer to peer”, ha tenuto un’interessante conferenza dal titolo “Il mondo della scuola negli anime e nei manga”.

Nei manga, tipici fumetti giapponesi, e negli anime, trasposizioni televisive o cinematografiche di queste vignette, non mancano mai riferimenti al mondo della scuola. Quelli ambientati in edifici scolastici sono riservati a un pubblico femminile dai tredici ai vent’anni (e detti “shojo”) e affrontano temi sentimentali e romantici. Un esempio è “Toradora, la tigre palmare” che racconta la storia di una ragazza minuta e con un carattere aggressivo la quale si relaziona con un adolescente gentile, ma dall’aspetto intimidatorio.

Nel Paese nipponico l’istruzione è molto diversa rispetto a quella italiana. Ad esempio, fin dalla tenera età gli studenti prestano attenzione alla pulizia e al comportamento esemplare: i bidelli sono dei semplici sorveglianti, gli allievi puliscono e riordinano le aule ed il loro atteggiamento è molto garbato e formale.

Esiste una ”etichetta” che regola l’accesso all’edificio scolastico: è preferibile recarvisi da soli o in piccoli gruppi camminando oppure utilizzando i mezzi pubblici. Farsi portare a scuola in auto dai genitori è simbolo di un desiderio di ostentazione. Nei fumetti, il periodo degli esami viene chiamato “inferno degli esami”; le prove sono solo scritte e si tratta di test di ingresso non particolarmente impegnativi. I ragazzi hanno molta autonomia e, anche per questo, sono frequenti episodi di bullismo e il tasso di suicidi tra i giovanissimi è molto elevato.

Negli anime e nei manga si assiste a una visione caricaturale della scuola. La fumettista Rumiko Takahashi, definita “La regina dei manga”, nel suo famosissimo “Lamù” estremizza una situazione comune: quella del professore estremamente severo. Lo shonem (manga per ragazzi) “Gto” (“Great Teacher Onizuka” di Toru Fujisawa) affronta, invece, il tema del rapporto tra studenti ed insegnanti e si concentra sul tema del bullismo.

L’ambiente liceale è molto competitivo e nei fumetti ciò si riflette nel luogo comune degli scontri tra i banchi. Inoltre, in Giappone si è convinti che sia la scuola a decidere le possibilità di successo di un singolo individuo.

Gli anime e i manga non hanno solo lo scopo di divertire, ma anche quello di fare riflettere. È il caso, ad esempio, di “Assassination Classroom” o di “Death Note”.

I fumetti giapponesi, a differenza di quanto si è propensi a credere, hanno una funzione pedagogica che non deve essere sottovalutata.

Francesca Gregorio

3A liceo Bodoni

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