L’hamburger nobilitato dalla carne di Fassona Xxxxxx Xxxxx

L’hamburger nobilitato dalla carne di Fassona Xxxxxx Xxxxx
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Fra storia e leggenda, qualcuno fa risalire il prototipo dell’hamburger all’epopea di Gengis Khan nel XIII secolo. I suoi guerrieri mongoli, abilissimi cavalieri, non scendevano da cavallo neppure per mangiare. E così escogitarono il sistema di mettere pezzi di carne cruda sotto la sella. Galoppando per diverse ore al giorno, il cavaliere schiacciava la carne sotto il suo peso rendendola morbida, mentre il calore del corpo del cavallo la cuoceva.

Il nome dell’hamburger deriverebbe da "Hamburg", Amburgo, la città tedesca che nel 18° secolo era il più grande porto del mondo. Qui si mangiava l’hamburg steak e i marinai che facevano la spola fra Europa e America amavano gustare la carne in quella modalità pratica da preparare e maneggiare.

 Da Gengis Khan all’hamburger di Fassona - oggi un fiore all’occhiello della carne di razza piemontese rivolta ai giovani -, i misteri si intrecciano, compreso il rebus del nome Fassone che non ha finora raggiunto una versione condivisa. Quella accettata fa riferimento al termine francese “façon” che significa "quel modo" ed è la denominazione usata per i bovini caratterizzati da masse muscolari ipertrofiche, di particolare pregio per l'alta resa al macello, tipiche della Piemontese. Una caratteristica, la groppa pronunciata o doppia, che si manifestò a metà dell’800 in Langa, per una di quelle sorprese che la natura riserva periodicamente nella sua straordinaria evoluzione.

Sui mercati e alle fiere di inizio Novecento gli allevatori portavano i loro gioielli qualificandoli come Fassoni. E a fine anni ‘50, Mario Soldati nel suo viaggio in Italia per la neonata tv, raccontava di favolosi Fassoni mandati all’asta al foro boario di Fossano. 

Racconti di ieri, bella realtà dell’odierno agroalimentare cuneese, che ha saputo nobilitare un prodotto diciamo di serie B come l’hamburger elevandolo a eccellenza gastronomica, grazie alla carne di Fassona. Spiega Bartolomeo Bovetti, direttore Compral: «Parliamo di un’unicità. Di una razza autoctona in cui ogni animale è diverso dall’altro per cui Fassone sta a significare la peculiarità di questa nostra razza. Ben vengano le mode, come quella dell’hamburger di pura Fassona servito con pane casereccio e genuino, se portano il consumatore a scegliere il meglio e ad apprezzarne le qualità. Perché in definitiva – sottolinea Bovetti - non è tanto il nome o l’immagine quello che conta, ma quello che un prodotto è, in questo caso la nostra carne piemontese, in tutti i suoi passaggi, dal pascolo alla tavola».

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