Il temolo da salvare

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Come sta il temolo adriatico nelle acque del Po? A questa domanda hanno cercato di dare risposta in questi giorni i guardaparco del Parco del Monviso con un’indagine per stabilire la purezza genetica della specie definita a rischio di estinzione.

Il temolo adriatico è una specie ittica autoctona in passato molto presente negli affluenti alpini del Po. Negli anni la popolazione è andata in forte calo, minacciata dal diffondersi di specie “importate” come il temolo europeo.

Le attività di campionamento sono state effettuate in un tratto di fiume Po compreso tra il sito di interesse comunitario “Boschi e colonie di chirotteri di Staffarda” e la successiva zona speciale di conservazione della “Confluenza Po-Pellice”, al confine tra Faule e Pancalieri, zone che grazie all'alimentazione da parte di alcuni corsi d'acqua di risorgiva conservano caratteristiche di qualità delle acque ancora idonee a ospitare questo pesce ricercato dai gastronomi per il delicato sapore che ricorda il melone. La presenza è stata rilevata anche alla confluenza del Varaita nel Po, tra Polonghera e Casalgrasso.

L'indagine viene effettuata catturando alcuni esemplari di temolo con l’elettropesca e prelevando loro una piccola porzione di pinna, dai cui tessuti è estratto il Dna per stabilire la purezza genetica degli animali: l’operazione non è cruenta e in pochi minuti i pesci vengono rimessi in acqua.

«Se la popolazione di temolo adriatico delle nostre acque risultasse ancora in purezza - spiega il presidente del Parco del Monviso, Dario Miretti –, sarà necessario mettere in atto specifiche azioni di tutela sul territorio di nostra competenza per salvaguardare quello che è un vero e proprio tesoro naturalistico. Per il Parco è fondamentale collaborare a queste iniziative, perché grazie alle rigorose indagini scientifiche si possono salvaguardare preziosi elementi di biodiversità. La valorizzazione del nostro territorio sotto il profilo turistico, un obiettivo al quale il Parco del Monviso intende collaborare con convinzione, passa anche attraverso questi canali».

I rilevamenti sono stati effettuati con la collaborazione dell’Associazione per la tutela degli ambienti acquatici e l’ittiofauna, i pescatori dei consigli di valle di Torino e l’associazione degli Amici del Po di Villafranca. Per navigare le acque sono infatti state utilizzate le caratteristiche barche a punta che non prendono il loro nome dalla forma a punta dell’imbarcazione ma dall’utilizzo di un lungo bastone a punta con cui spingersi in acqua.

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