Il dio dimenticato ritorna d’attualità
Venerdì 19 marzo sulle pagine Facebook degli autori Igor Caputo e Paolo Riberi si terrà (necessariamente on line, viste le disposizioni anti-contagio) la presentazione della prima fatica letteraria a quattro mani dei due giovani ricercatori cuneesi, uscita nelle migliori librerie d’Italia: “Abraxas: la magia del tamburo”.
Il buschese Caputo, una laurea in Storia e un passato come insegnante di percussioni a Busca e Cuneo, è un pendolare anomalo: tutti i giorni parte dalla sua cittadina per aprire, in centro Torino, la serranda di “Arethusa”, la più antica libreria esoterica d’Italia.
Il centallese Riberi, laureato in Filologia e Letterature antiche, ha all’attivo quattro pubblicazioni sui Vangeli apocrifi e sullo gnosticismo. “Abraxas” si inserisce in questo filone: si tratta infatti di una divinità con il potere di mediare tra terra e cielo.
Nei primi secoli dopo Cristo, in tutto il Mediterraneo romano si diffuse il suo culto. Le sue sembianze erano quelle di una creatura umanoide con i piedi serpentini e la testa di gallo. Lo ritroviamo nei vangeli gnostici, testimonianze di un vero e proprio cristianesimo alternativo che sosteneva di essere depositario degli insegnamenti segreti di Gesù. Ma Abraxas è un dio benigno o un demone malvagio? Cos’è l’oggetto rotondo che regge in una mano? Cosa significa l’invocazione “Iao” riportata su di esso?
Esaminando rigorosamente le fonti e le testimonianze storiche, il libro di Riberi e Caputo ricostruisce un’affascinante rete di simboli che, attraverso il millenario tamburo magico, collega i rituali sciamanici dell’Asia centrale con i culti del Mediterraneo antico.
E non solo: nel corso dei secoli il mistero di Abraxas affascinò i cavalieri Templari, Erasmo, Tommaso Moro, Jung e Crowley, e continua a sopravvivere nella cultura pop contemporanea, tra romanzi, serie tv e fumetti: Carlos Santana ha intitolato così un album, a questo si ispirano diversi personaggi della Marvel o di Dylan Dog.
Caputo e Riberi sono cultori di storia antica, esoterismo e cultura pop e con questo agevole saggio (160 pagine) accompagnano il lettore con spirito divulgativo dentro una storia ricca di fascino e mistero. È un libro accessibile anche a chi ha meno dimestichezza con la materia.
Caputo: «Ho avuto l’idea di questa ricerca osservando con nuovi occhi l’iconografia tipica di Abraxas: quello che per secoli è stato interpretato come uno scudo potrebbe invero essere un tamburo. E da questo si dipana un storia nuova, tutta da scrivere».
Chi meglio di lui, da 20 anni impegnato nella diffusione e nell’insegnamento della pratica strumentale e della cultura del tamburo e della sua dimensione magico-rituale, poteva riaggiornare la ricerca sulla divinità dimenticata?
“Abraxas” è edito da Mimesi; il disegno di copertina e le illustrazioni sono del cuneese Massimiliano Orione.
Si può prenotare sulla pagina Facebook Arethusa libreria o telefonando allo 011-8173373.