Il comico torinese parteciperà alla quindicesima edizione del format televisivo di Canale 5 condotto da Ilary Blasi Beppe Braida: «La mia Isola dei famosi? È iniziata a Torino lo scorso 20 febbraio»

Il comico torinese parteciperà alla quindicesima edizione del format televisivo di Canale 5 condotto da Ilary Blasi Beppe Braida: «La mia Isola dei famosi? È iniziata a Torino lo scorso 20 febbraio»
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Ci sarà anche un po’ di Piemonte nella quindicesima edizione dell’Isola dei Famosi, il format televisivo in onda ogni lunedì in prima serata su Canale 5 dal 15 marzo, condotto da Ilary Blasi.

Tra i quattordici concorrenti «vip» in gara c’è anche il torinese Beppe Braida, 57 anni, comico e conduttore televisivo, con una lunga e fortunata carriera nello spettacolo iniziata nei club e nei piccoli locali di provincia del nostro territorio. Braida ha accettato senza riserva la sfida di un reality show che mette a dura prova i concorrenti, anche a telecamere spente. Dopo i provini per definire il cast, in pochi giorni si sono svolte tutte le visite mediche per accertare la perfetta salute dei partecipanti, dalle prove fisiche sotto sforzo ai test per la negatività da Covid19, fino ai vaccini per tifo, tetano, colera ed epatite.

Ne parliamo con lui al telefono mentre prepara le valigie (si fa per dire, dato che sono permessi solo tre oggetti personali con sé) per l’Hounduras, a Cayo Cochinos.

Beppe, come affronterai il vivere wild?

«La mia Isola è iniziata a casa mia il 20 febbraio, quando ho deciso di smettere di fumare! In Honduras non ci sarà la possibilità di farlo, quindi mi sono portato avanti, giocando di anticipo».

Come ti senti a fronteggiare questa prova di resistenza, fisica oltre che mentale?

«Fisicamente mi sento molto bene. Almeno... lo sarò fino alla prima puntata: complice la carenza di nicotina, sarò il primo naufrago che sbarca sull’Isola con la pancia! Che conto, comunque, di perdere nel giro di pochissimi giorni!».

Sei già stato in Honduras?

«Mai. So che fa caldo, che piove spesso e che ci sono i mosquitos: se sono fortunato troverò tutte le condizioni favorevoli per soffrire!».

Conosci già gli altri naufraghi?

«Alcuni sì, altri solamente di nome. Sarà un grande piacere poter rivedere alcuni colleghi con i quali ho lavorato».

Quale sarà il tuo contributo nel gruppo?

«Penso l’aspetto organizzativo, la ricerca del cibo, la sistemazione dei rifugi. Non sono un grande esperto del fai da te, in questo confido negli altri. Il successo dell’Isola è lo specchio di un gruppo».

Cosa ti aspetti da questa avventura?

«Di testare ancora una volta la mia capacità di adattamento a fronte di situazioni particolarmente difficili. Ho già vissuto una fase di vita problematica, attraversando un periodo lavorativo complicato, e mi ero già messo alla prova. Però qui le condizioni saranno davvero estreme».

Quali saranno le tue tecniche sopravvivenza?

«Le preghiere! Confido però in un gruppo che abbia la voglia e la volontà di aiutarsi e che ciascuno dia un contributo a seconda dei talenti e delle predisposizioni individuali».

Cosa ti mancherà?

«Credo tutto: sull’Isola, da regolamento, siamo privati di tutto ciò che abbiamo nella vita ordinaria: un letto comodo, un buon pasto, un’igiene curata oltre ai piccoli agi di tutti i giorni, come una sigaretta al tramonto».

E vivere senza essere costantemente connessi al web e ai social?

«Questo mi piace! Siamo diventati tutti schiavi dei cellulari, dei social network, della propria immagine. Sarà come ritrovarsi da soli in un mondo primordiale, per certi aspetti. E non potrò più lamentarmi perché non c’è campo».

Chi lasci a casa?

«Lascio i miei genitori che vivono nelle Langhe, a Mombarcaro, e la mia compagna Ornella, a Torino».

Hai già pensato a quale sarà la prima cosa che farai quando tornerai?

«Quello che faccio da anni: non amo la mondanità, quindi prenderò l’auto per andare alla ricerca di trattorie e osterie nelle Langhe per abbuffarmi come se non ci fosse un domani. Sperando che al mio ritorno non ci siano più zone rosse e arancioni».

Il tuo gioco di gara sarà impostato su strategie?

«Sarò me stesso, è pur sempre un gioco, non voglio passare sul cadavere di nessuno per andare avanti nella gara. Per me è davvero importante il fatto di poterci semplicemente essere, fosse anche solo per poche puntate. In questo periodo ho l’opportunità di fare un’esperienza che conserverò con me tutta la vita».

Cosa porterai con te?

Da regolamento possiamo avere solamente tre oggetti personali, ad esclusione di una lunga lista di comfort non permessi. Io ho scelto di portare un cappellino, una maglietta termica e un mala, la mia collana porta fortuna».

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