Ne abbiamo parlato con Claudio Carioggia, titolare con la sorella Vanessa della Sant’Agostino di Torino Aste: bene gli orologi, in sofferenza la pittura piemontese ottocentesca

Ne abbiamo parlato con Claudio Carioggia, titolare con la sorella Vanessa della Sant’Agostino di Torino Aste: bene gli orologi, in sofferenza la pittura piemontese ottocentesca
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Il mercato dell’arte è più forte del virus. Crescono gli acquisti presso le Case d’Asta, vola il mercato degli orologi e quello del design contemporaneo, mentre una lieve flessione lo subisce il settore della pittura piemontese del 1800, per cui è necessaria l’osservazione in presenza della tela, resa impossibile dalle restrizioni sanitarie. A spiegarlo è Claudio Carioggia, titolare insieme alla sorella Vanessa della Sant’Agostino Casa d’Aste di Torino (corso Alessandro Tassoni 56, www.santagostinoaste.it).

Com’è cambiato il mercato dell’arte e dei preziosi dopo il Covid?

«Se consideriamo le ultime dieci stagioni, che nel nostro settore si compongono di semestri, l’ultima è stata la migliore degli scorsi 5 anni! È una situazione che non ci aspettavamo, ci ha colto stupiti. La spiegazione si può trovare nel fatto che in molti casi si ha una disponibilità maggiore di denaro da investire, in quanto mancano le occasioni di spesa come vacanze, ristoranti, sport, e inoltre si passa molto più tempo navigando su Internet, dove siamo molto attivi con il nostro sito web. Ci siamo anche accorti che parte della nostra concorrenza, quella basata prevalentemente sulle fiere, è venuta a mancare. Il secondo semestre è andato a compensare il primo semestre dell’anno, dove il mercato si era fermato. Inoltre ci hanno aiutato le diverse modalità di partecipazione alle nostre aste, che si svolgono non solamente in presenza, ma anche al telefono e via web, dove abbiamo consolidato una ventennale esperienza».

I prezzi si sono ridimensionati?

«Dipende dai dipartimenti, che spaziano dall’arte antica alla contemporanea, il design, gli orologi e i gioielli... sono ambiti diversi con logiche proprie di funzionamento. Gli orologi, ad esempio, ci hanno dato grande soddisfazione: poco prima del lockdown abbiamo avuto a catalogo lotti molto importanti che hanno riscosso particolare interesse. Il nostro core business resta però l’arte contemporanea e l’arte piemontese del 1800. Siamo nati come galleria d’arte nel 1969 e ci siamo evoluti in casa d’aste; fino al 2000 abbiamo trattato esclusivamente dipinti e antiquariato, poi abbiamo inserito orologi e gioielli, quindi il design. Si tratta di mercati internazionali, abbiamo clienti da tutto il mondo che gareggiano sui pezzi che sono stati disegnati dai grandi nomi design degli anni che vanno dai Cinquanta ai Settanta. Il design non ha avuto flessione, anzi, è stato venduto molto bene, soprattutto ai clienti stranieri che si connettono con voi virtualmente. Il Covid in questo dipartimento non ha influito. Anche i gioielli sono andati molto bene, venduti sia a privati che a mercanti. Ad andare in sofferenza, invece, è stata la pittura piemontese dell’800, per cui il cliente-tipo viene nella nostra sede per visionare di persona l’opera, l’osservazione è necessaria per chi intende effettuare un acquisto di questo tipo».

Quali strategie avete intrapreso negli ultimi mesi segnati dal Covid?

«Abbiamo puntato molto sulle strategie definite sul digitale, in abbinamento alla comunicazione più tradizionale della carta stampata, per tenere informati i clienti a seconda delle loro preferenze».

Come è stato rivisto il vostro calendario?

«Avevamo immaginato, tempo fa, di posticipare le aste e farle prima di Pasqua, ma a questo punto preferiamo aspettare l’esposizione dal vivo. Le date fissate al momento sono i giorni 12,13,14 aprile nella speranza che la zona rossa non ci fermi di nuovo».

Come si mantiene saldo il rapporto con i clienti e i collezionisti, anche senza pandemia?

«I clienti più importanti continuiamo a sentirli al telefono, manteniamo il rapporto personale. Quando si poteva ancora circolare per il Piemonte, molti sono venuti a trovarci in sede. In alternativa, siamo andati nelle province del Piemonte e abbiamo fatto valutazioni anche a Roma, Aosta, in Liguria e in Lombardia. Ci prepariamo per le prossime aste, tutelando la sicurezza dei nostri clienti».

In un momento di grande incertezza, è possibile fare previsioni sul mercato dell’arte?

«In attesa di tornare ad una normalità, notiamo un grande ritorno agli acquisti per casa e per se stessi. Questo è il momento buono per vendere, c’è molta richiesta di acquisto. Tra non molto si tornerà agli acquisti più esperienziali».

Quali sono i vostri dipartimenti più frequentati?

«Adesso gli orologi, che hanno fatto un balzo in avanti molto forte».

Da dove arrivano i pezzi delle vostre collezioni?

«Facciamo giornate di valutazione gratuita in giro per il Piemonte, Lombardia e Liguria, Roma, Venezia. I nostri committenti di mandato principali sono fornitori privati».

Qual è la procedura per poter vendere attraverso Aste Sant’Agostino?

«Abbiamo esperti, uno per settore, che svolgono una prima visione fotografica del pezzo da mettere in asta. Poi, se si può, si porta in galleria ed è inserito nella prima asta, altrimenti – come accade per grandi mobili e quadri - si fanno sopralluoghi dopo avere esaminato le fotografie, si valuta il pezzo e si suggerisce un prezzo di valutazione per l’asta. Se la proposta soddisfa entrambe le parti, si mette il lotto all’asta successiva. Sul nostro sito ci sono tutti i riferimenti».

E per acquistare?

«Ci si registra sul sito con un account e si iscrive alle aste di proprio interesse. Si possono fare offerte sia durante l’esposizione d’asta (la cosiddetta “offerta al banco”) sia durante la sessione d’asta con il banditore (si partecipa alla diretta dal sito, o al telefono), oppure si partecipa di persona, quando il Covid lo permette. Prima delle aste, c’è un’esposizione di cinque giorni, in cui si mostrano tutti i lotti nella sede di Torino, sul sito c’è sempre il catalogo completo».

Qual è il pezzo dal valore stimato più alto, nelle vostre collezioni?

Abbiamo avuto Rolex importanti che hanno fatto gare notevoli. Ad esempio, un bellissimo Daytona 16520 del 1997 che ha registrato un vero e proprio record: partito da 19 mila euro, è stato battuto a più di 32. È stato comprato da un italiano, in gara con alcuni stranieri. Memorabile anche una gara per un dipinto divisionista di Matteo Olivero: mettemmo una base d’asta accattivante, di 10 mila euro. Parteciparono nove persone, tra sala e collegamento telefonico. Se lo aggiudicò un italiano, per 115 mila euro!».

E voi della proprietà, vi siete mai “innamorati” di qualche pezzo?

Noi dobbiamo avere conoscenza e non preferenza. Purtroppo non ce lo possiamo permettere, dovendo fare gli operatori di settore».

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