Uccide la madre con un martello e poi si lancia dal quarto piano tragedia in corso roma Le vittime sono Giuseppina Moiso di 81 anni, e il figlio Umberto Ciauri

Uccide la madre con un martello e poi si lancia dal quarto piano tragedia in corso roma Le vittime sono Giuseppina Moiso di 81 anni, e il figlio Umberto Ciauri
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Una famiglia “cancellata” in un pomeriggio di follia. Saranno le indagini coordinate dalla Procura di Cuneo e gli indizi che i carabinieri di Saluzzo, al comando del capitano Giuseppe Beltempo, sapranno recuperare scavando nelle pieghe della vita e nelle stanze dell’appartamento di corso Roma a chiarire le cause che hanno portato Umberto Ciauri, 47 anni, ad uccidere l’anziana madre di 81 anni, Giuseppina Moiso, e quindi a togliersi la vita lanciandosi dal balcone dell’appartamento, al quarto piano del condominio di corso Roma 33, nella zona di Porta Cuneo.

È accaduto domenica scorsa, verso le 17. Alcuni passanti hanno visto il corpo dell’uomo precipitare dall’alto, nella strada d’ingresso del condominio. Poco dopo l’arrivo di 118 e carabinieri, sono stati i vigili del fuoco di Saluzzo a forzare la porta d’ingresso dell’alloggio, e a trovare, all’interno, il corpo senza vita di Giuseppina Moiso, nella camera da letto. È stata uccisa a colpi di martello. In casa diverse chiazze di sangue e il cadavere del cane della famiglia, un meticcio di piccola taglia, Tuco, ucciso a coltellate.

Una prima ricostruzione della vicenda lascia supporre che Umberto Ciauri abbia ucciso la madre mentre lei stava dormendo. Poi si sarebbe accanito sul cane, quindi, con un coltello, si è inferto delle ferite ai polsi, prima di gettarsi dal balcone. Ciauri non avrebbe lasciato alcun biglietto in casa per spiegare le motivazioni del folle gesto.

«Li vedevo di rado - racconta Lionello Nardo, vicino di pianerottolo - e parlavano poco. Mi sembravano due persone molto sole». Un’altra vicina racconta invece del suo rapporto con Giuseppina Moiso, la mamma 81enne di Umberto: «Il cagnolino le teneva compagnia, era molto affezionata all’animale. Apprezzava quando le regalavo delle mele o della verdura e ricambiava sempre con cioccolatini o altri piccoli regali».

Negli ultimi tempi, a causa della crisi provocata dall’emergenza sanitaria, Umberto ha vissuto alcune settimane di cassa integrazione. Difficile dire, oggi, se il lockdown abbia influito sulla decisione di “cancellare” la sua famiglia.

«Usciva poco, almeno qui nel quartiere - racconta un residente del palazzo -. Lo incontravo a volte nel cortile, ci si salutava, ma nulla di più. Sembrava una brava persona. Ho parlato anche con altri vicini, nessuno ha sentito nulla ieri».

Umberto e la madre Giuseppina si erano trasferiti in corso Roma da qualche anno. Prima risiedevano nel centro storico, in via Della Chiesa. La famiglia era originaria dell’Umbria, ma si era trasferita a Saluzzo molti anni fa. Umberto aveva frequentato la scuola d’Arte Bertoni e lavorava alla Salvi Harps di Piasco, dove era apprezzato per la sua perizia e abilità nell’intarsio. Era appassionato di musica e di arte.

La famiglia non aveva parenti in città. Dopo l’omicidio-suicidio è stato rintracciato un cugino, che vive a Torino, e che sta seguendo le pratiche post-mortem. I due corpi sono stati composti nelle camere mortuarie dell’ospedale Santissima Annunziata di Savigliano, a disposizione della magistratura. Il sostituto procuratore Alberto Braghin, che si occupa del caso, ha disposto l’autopsia sui corpi, che verrà effettuata in questi giorni.

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