Incontro Parla la giovanissima autrice saluzzese pubblicata da Fusta «Che cosa ho voluto dire con il mio primo libro» Noemi Farinasso, 18 anni, con “La pietra del sangue” racconta la diversità e il dolore nella società di oggi

Incontro Parla la giovanissima autrice saluzzese pubblicata da Fusta «Che cosa ho voluto dire con il mio primo libro» Noemi Farinasso, 18 anni, con “La pietra del sangue” racconta la diversità e il dolore nella società di oggi
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Esattamente tre mesi fa, la diciottenne saluzzese Noemi Farinasso ha pubblicato il suo primo libro “La pietra del sangue”, edito da Fusta editore di Saluzzo. Per aiutare i suoi lettori a comprendere più a fondo la sua opera d’esordio, l’autrice ha deciso di parlarci dei significati più profondi che celano le pagine de “La pietra del sangue”.

«In questi ultimi mesi sono stati in molti a chiedermi cosa abbia voluto dire per me pubblicare un libro alla mia età. Sinceramente ho sempre preferito sviare la domanda, perché non mi sentivo pronta ad affrontarla. Pubblicare non è stata solo un’emozione, è stata una specie di rinascita. Mi spiego meglio, quando veniamo al mondo siamo nudi, privi di qualsiasi tipo di maschera e velatura. Pubblicare il mio libro mi ha permesso di ritornare ad essere una bambina pura, mi ha permesso di esprimere i miei pensieri e di far sentire la mia voce, letteralmente: di mettermi a nudo di fronte a tutti».

“La pietra del sangue” non è solamente un libro di pura fantasia, è un’invocazione alla riflessione comune. Le tematiche trattate nel libro sono tre: la diversità, la società ed il dolore.

La prima è forse quella più vicina all’autrice ed al mondo della scuola, in generale. Come tutti sappiamo, oggi chi è “diverso” viene visto come una minaccia, qualcosa da eliminare.

«Mi sembrava necessario creare un personaggio in cui anche coloro che si sentono diversi, potessero immedesimarsi. Da qui è nata l’idea per il personaggio di Stone, protagonista del libro.

Invece, la società che ho descritto è più simile alla nostra di quanto non sembri. Ai giorni nostri, ci capita ogni giorno di vedere persone che vanno di fretta, che sono in ritardo e sfrecciano per le strade, preoccupate di arrivare in ritardo. Gli abitanti dei cinque regni dei Fiveblanc sono esattamente così. L’unica cosa davvero importante è il lavoro e la ricerca, addirittura anche la famiglia passa in secondo piano, dinanzi alle esigenze del regno».

Un altro tema rilevante è il dolore, perennemente visto e vissuto come qualcosa di negativo, che porta solo danno all’uomo.

«Tuttavia, anche solo osservando le persone attorno a me, attorno a voi, penso che possiate capire tutti quanto questa convinzione sia sbagliata. Non voglio assolvere il dolore dall’immensa distruzione che porta, assolutamente no. Vorrei solo che tutti noi capissimo che nel dolore non bisogna sprofondare e non bisogna nemmeno ignorarlo. La sofferenza esiste, inutile negarlo e noi la sperimentiamo ogni giorno, chi più e chi meno. Personalmente, ritengo che il dolore debba essere vissuto, perché solo dalle ceneri si può rinascere. Dovremmo paragonarci a delle fenici, degli animali bellissimi, che non si lasciano distruggere da quello che gli succede, lo vivono a pieno, talmente a pieno da consumarsi. So perfettamente che sono tematiche abbastanza “grandi” e “pesanti” per la mia età, ma mi sembrava giusto parlarne ed iniziare ad occuparmene».

Il mondo di Rupe e le vicende di Stone, James, Lane, Jim e i Fiveblanc vi potranno trasportare attraverso tutto questo, sicuramente meglio di quanto abbia fatto Noemi con queste poche parole. I lettori sono la parte migliore di un libro: sono loro a dare vita alle sue pagine ed a dare un senso e portarlo lontano.

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