Cerato: «Stiamo rinchiudendo i giovani in un mondo fittizio in cui sono soli» Insegnamento in dad, parola all’esperto
Alcuni genitori, stufi e frustrati da questa situazione, come segno di protesta hanno deciso di apporre sui loro balconi un cartellone con la scritta “Questa casa non è una scuola”.
Precisa Laura Dana Borga, portavoce del gruppo di alcuni genitori di Bagnolo: «La nostra voce non si placa e, con essa, i nostri animi. Ogni giorno trascorso, ai nostri occhi, è sempre più evidente quanto la chiusura delle scuole sia per i nostri bimbi e ragazzi un disagio che noi, come genitori, da soli non sappiamo e non possiamo colmare. Noi, che abbiamo a cuore la tutela dei nostri figli, siamo colti dallo sconforto e dall’amarezza. I bimbi, i ragazzi, i nostri figli, la futura generazione è stata abbandonata e non supportata in questo fragile, complesso e imponderabile tempo di vita. Pensiamo, tuttavia, che noi tutti possiamo concretizzare qualcosa: lottare per garantire a loro, anime fragili, un diritto essenziale non trascurabile».
LO PSICOLOGO
In tema, interviene Michele Cerato, psicologo e psicoanalista di Bagnolo: «Fino a 50 anni fa si pensava che andare a scuola significasse imparare a ritagliare la carta, a tenere tra le dita una penna e poi a leggere, a scrivere e far di conto, e, più avanti, imparare la storia, la geografia, le lingue e via dicendo. Oggi proprio tutti sanno che ciò che caratterizza l’esperienza scolastica, specialmente nella fascia primaria, non è l’apprendimento inteso come pura conoscenza di nozioni ed abilità. Il cuore di tale esperienza è invece rappresentato dal vivere delle relazioni attraverso le quali il soggetto in crescita si arricchisce di momenti che lo aprono a nuovi mondi, a relazioni con cui impara a riconoscere e gestire nuove emozioni, ad affrontare delle prove che lo aiutano a conoscersi e a crescere. Insomma: la scuola rappresenta una formidabile e insostituibile opportunità di vivere, di confrontarsi, di mettersi in relazione, di vivere gli affetti».
RELAZIONI INDISPENSABILI
«La teoria psicoanalitica - prosegue Cerato - ci ha insegnato che non può esistere un’autentica esperienza di apprendimento se non all’interno di una relazione tra persone. È una condizione indispensabile e insostituibile. Non ci può essere conoscenza se non attraverso il legame con qualcuno. Nessuna macchina, nessun video, nessun aggeggio meccanico, nessuna Dad, pur ben riuscita, può sostituire la relazione dal vivo, il contatto con il proprio insegnante, con i propri compagni con cui litigare, discutere, invidiare, ammirare etc. Privare i bambini di questa condizione, sebbene con tutte le buone intenzioni, significa derubarli dei loro diritti, mortificare la loro crescita e obbligarli a crescere soli, condannandoli a oscillare continuamente tra una finta onnipotenza (“Io sono il migliore, il più grande”) e una profonda insicurezza (“Non sono capace, non ci riesco”) derivanti dalla mancanza di confronto reale con gli altri».
«Significa inoltre – sottolinea lo psicologo - relegare i bambini in un mondo artificiale, non reale... Tutto ciò rispecchia un mondo non umano, senza passioni, senza odori, senza gusti. Dunque, un mondo finto».