«La mia griffe Monviso come esempio per i ragazzi»
Scegli il lavoro che ami e non dovrai lavorare nemmeno un giorno della tua vita. Con questa citazione, si presenta Anita Bonansea, paesanese classe 1998, che ha una grande passione.
Raccontacela...
«Io amo il mondo della moda in tutte le sue forme, dalla semplice creazione a macchina, all'idea su carta che prende vita».
Hai sempre avuto questa passione?
«La mia è una vocazione innata. Già da piccola, quando le altre bambine si dilettavano nel balletto, io dicevo che avrei voluto diventare una pittrice, oppure una stilista. È stato facile intuire l'indole artistica che avevo in me».
In quale momento hai capito quale era la tua strada?
«In realtà il momento della “scintilla” credo sia scoccato un po' per caso. Quando ho cominciato a seguire la gestione organizzativa dei carri di carnevale ho capito che quel mondo fatto di tessuti colorati poteva essere il mio. Disegnavo e abbellivo quei meravigliosi abiti da sfilata con mia madre. Lei da ragazza faceva la sarta».
Avere una sarta in casa ha aiutato?
«Sì, certamente: amavo vederla cucire con quella macchina. Vedere come un semplice pezzo di stoffa potesse diventare un vero e proprio abito. Tutt'oggi lei mi sostiene e mi aiuta, rafforzando la mia passione, che sto cercando di trasformare in un vero e proprio lavoro».
Quali sono i tuoi sogni?
«Al momento sto finendo il percorso di studi all'Istituto Moda Burgo di Torino, ne avrò ancora per un anno circa. Mi piacerebbe lavorare per qualche azienda che si occupa di sartoria e modellismo. Al contempo confido di mantenere attiva la mia parte creativa, più personale. Si quel fronte sarebbe bello poter creare un marchio tutto mio».
Ti piacerebbe diventare una realtà legata al territorio?
«Si, mi piacerebbe che il mio brand si sviluppasse su più livelli. In principio creare abiti unici per ogni persona, rappresentandola in toto e inserendo, con piccoli dettagli, la mia personalità. Ma come secondo step vorrei creare una linea sportiva adatta alla montagna e al "mio" territorio. L’auspicio sarebbe che il Monviso diventasse la mia griffe e che io contribuissi con questa a promuovere il Re di Pietra».
Hai già un marchio tuo?
«Si, il nome è "Sotto il segno di Anita". Al momento non vendo ancora nulla. Ho dato vita al brand solamente per portare a conoscenza della gente le mie creazioni, dando così la possibilità anche a me stessa di avere un riscontro diretto. Ciò che ho realizzato fino ad ora, l'ho semplicemente regalato».
La tua più grande ambizione?
«Essere un esempio di volontà e merito. Vorrei realizzare i miei sogni anche come “modello”, cosicché le persone non credano che si va avanti solo per raccomandazione. Sarebbe meraviglioso scoprire che si possono raggiungere certi traguardi in modo limpido attraverso il talento, la dedizione e lo spirito di sacrificio».