Il turbamento di mons. Bodo «Dobbiamo vincere la paura» Chiesa e pandemia, riflessioni del vescovo

Il turbamento di mons. Bodo «Dobbiamo vincere la paura» Chiesa e pandemia, riflessioni del vescovo
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Cristiano Bodo, vescovo di Saluzzo, ha elaborato alcune riflessioni in occasione della Pasqua sulla situazione relativa alla pandemia e su ciò che potremmo trovarci innanzi quando l’emergenza sarà finita.

Riflessioni che, insieme al messaggio di speranza, riflettono anche la preoccupazione di un pastore che deve guidare una diocesi antica e al tempo stesso anagraficamente sempre più “vecchia”.

Traspare infatti quanto sia arduo, in questa situazione che ha scardinato le vite di tutti (Chiesa compresa), il ruolo di chi deve reggere il governo della porzione di popolo di Dio che gli è stata affidata.

«Il Covid - scrive Bodo nel suo messaggio che ha per titolo “La temperatura del cuore” - ha buttato per aria tutte le nostre certezze, tutte le nostre sicurezze e continua a non lasciarci in pace... Siamo presi dalla rabbia, dall'incertezza, dalla tristezza, dal pensare "nero", dalla paura e tutto questo insieme di sentimenti - osserva - ci fa vivere nella solitudine, sia perché costretti dalle norme restrittive che ci chiudono in casa, sia perché ognuno, come forma di difesa davanti alla sofferenza e al disagio che si ritrova a vivere, si chiude in se stesso e indossa una corazza che lo tiene distante dagli altri. Va a finire che gli uomini hanno paura degli altri uomini, hanno paura di incontrarli, di esserne sfiorati, di esserne interpellati perché si chiedono “chissà se ha il covid e mi infetta?” oppure “se poi gli trasmetto qualcosa che a mia volta ho preso dagli altri?».

Il vescovo registra che sembra essere cresciuta una certa solidarietà e un’apertura nei confronti dei più bisognosi, ma con la giusta distanza… «Ognuno di noi - afferma - è considerato dagli altri e si considera per gli altri un pericolo».

Si coglie, leggendo tra le righe, un certo turbamento che ha un vago sentore di Getsemani, per restare in tema pasquale.

«Io stesso, vescovo - si interroga Bodo - mi chiedo verso dove sta andando il mio cuore? Segue il soffio dello Spirito o la bufera della tempesta della paura? Che speranza vivo? Che speranza offro? Cosa sarà il post covid nella Chiesa?».

Ricorda, per cercare di trovare risposte per sé e per la comunità diocesana, che «la Chiesa è il popolo di Dio che sta vivendo le stesse vicissitudini del mondo, senza differenza. Solo la relazione di fiducia con e nel Signore che ha vinto la morte, ogni morte - sottoline -, dona speranza ad ogni uomo che in Lui si abbandona».

Nel sotteso del vescovo, che - forse per pudica discrezione non cita l’estremo sacrificio di tanti suoi preti - c’è la preoccupazione per un futuro che comporterà, anche per la sua diocesi, una radicale rivisitazione delle attività pastorali, sia quelle liturgiche che quelle formative e sociali.

«Vorrei tanto - si augura - che la Chiesa si riscoprisse come popolo di Dio capace di vivere relazioni autentiche, evangeliche. Sicuramente pieni di paura ma nella gioia di essere figli».

Sul come sarà domani la “sua” Chiesa locale, Bodo - non essendo questo il contesto - non dà indicazioni, limitandosi a considerare «che dipenderà da come la stiamo costruendo oggi».

Infine, un appello finale all’insegna dello spirito del Christus vincit”: «Lasciamoci invadere il cuore dalla speranza - esorta - che è Cristo!».

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