Don Maurino, il parroco che evitò l’incendio nazi-fascista di Piasco jpfasufoas jdieci venti ffggffgfgffgpasufpoasdufpoasd

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Ricorrono i 60 anni dalla morte di don Antonio Maurino (1874-1961) che fu parroco di Piasco dal 1901 al 1961, anche qui un sessantennio che fa dell’illustre canonico il “prevost” più longevo nella storia del paese. Tra i suoi meriti, come vedremo, figura certamente la sua preziosa opera di ricerca sulla vita di San Rocco: don Maurino è considerato uno dei più importanti biografi del santo nato a Montpellier, e venerato in tutta Italia e in particolare anche a Piasco.

LE ORIGINI

Antonio nasce il 21 aprile del 1874 da una povera famiglia di Villar Bagnolo, da Domenica Agù e Chiaffredo Maurino. Questi, non avendo sufficiente terreno per vivere, deve fare pure lo scalpellino, lavoro assai pesante all’epoca, che lo porterà a una prematura scomparsa.

Il ragazzino Antonio, a 10 anni, deve occuparsi allora del gregge, che conduce con la mamma e la sorellina ai monti di Fenestrelle. Quassù incontra un giorno il parroco del luogo che, osservandone la bontà e la devozione, favorisce in Antonio la vocazione al sacerdozio. E quando il ragazzino scende a casa, riceve dal prete una lettera di raccomandazione per il parroco di Bagnolo, don Leynardi, perché si prenda cura di lui.

Anche grazie a questo sacerdote e al vescovo mons. Mattia Vicario, Antonio potrà studiare, con ottimi risultati, in paese e in seminario a Saluzzo. Sarà ordinato sacerdote il 18 ottobre 1896 e nominato parroco di Piasco nel 1901, facendo la sua entrata il 5 gennaio 1902.

E’ il 23° prevosto di una serie iniziata con il costigliolese Benedetto Costanzo, verso il 1500, dopo la partenza dal paese dei Benedettini dell’Abbazia di Cavour, che oltre al bene spirituale, vi lasciarono anche il titolo monacale di “prevost” (praepositu, da cui priore).

Nel 1901 Piasco ha una sola parrocchia, con due cappellanìe: Sant’Antonio e Serravalle. La popolazione del Comune è di 2600 anime. Nel 1902 i nati son ben 86, contro 54 morti.

TRA LA GENTE

“El Prevost” trascorre la sua lunga esistenza sempre a Piasco, sebbene volesse andarsene presto in convento, perché si riteneva indegno di simile incarico, come già il suo santo protettore Giovanni Maria Vianney, che cercava in tutti i modi di imitare. Diceva sovente ed umilmente: «Il popolo non è buono perché il parroco è cattivo». Tuttavia sono oltre cento le Missioni popolari che lui predica, svolgendo inoltre con assiduità la funzione diocesana di canonico e consultore, pur rinunziando alla relativa onorificenza di monsignore.

Nel corso del suo servizio il paese vive con dolore le due guerre mondiali, durante le quali don Maurino si incarica lui stesso di portare ai familiari la triste notizia della morte del soldato caduto al fronte.

Nel periodo della Resistenza viene arrestato, portato al muro, minacciato di fucilazione. Si offre come ostaggio con altri piaschesi, per evitare le rappresaglie dei nazifascisti.

E’ ritenuto il “salvatore” di Piasco per l’opera di mediazione compiuta, in accordo col podestà Giuseppe Prato e il medico Francesco Serra, al fine di scongiurare l’incendio annunciato dai tedeschi per le attività dei partigiani in zona.

Don Maurino è l’uomo della squisita carità verso tutti, in particolare verso le famiglie bisognose, sovente soccorse di nascosto. C’è ancora memoria a Piasco della sua opera pietosa durante il periodo della Spagnola, quando fece divieto di suonare le campane per non esasperare maggiormente la popolazione.

STUDIOSO DI SAN ROCCODon Maurino è pure grande e riconosciuto studioso di San Rocco, protettore del paese, per cui sembra sia stato persino a Montpellier, alla ricerca di documentazione. A questo proposito il nostro autore è considerato il più brillante esponente della Scuola Italiana, cioè la corrente di pensiero che nella prima metà del Novecento innovò profondamente le vecchie concezioni di area francese, appiattite sulle notizie tramandate dala “Vita Sancti Rochi” di Francesco Diedo (1547).

Tuttora vengono citati dagli storici alcuni suoi scritti al riguardo, tra i quali il fondamentale “Le vere date della vita di San Rocco”, edito a Torino nel 1936 e riprese a livello internazionale nel 1959.

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