Dalla saga dei trovatelli ai cognomi di casa nostra 18ª puntata Alla scoperta della gens saluzzese: gli Ollivero e Olivero e i ceppi di Oncino

Dalla saga dei trovatelli ai cognomi di casa nostra 18ª puntata Alla scoperta della gens saluzzese: gli Ollivero e Olivero e i ceppi di Oncino
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Riprendiamo la nostra indagine sui cognomi assegnati ai bambini abbandonati e, dopo aver analizzato nella puntata precedente quelli più in uso in Italia, passiamo a considerare quelli attribuiti negli altri paesi, a cominciare dall’Inghilterra.

In inglese al cognome Esposito corrisponde Foundling che significa trovatello. La prima casa per l’accoglienza degli abbandonati, la Foundling Hospital, fu fondata a Londra nel 1740 da Thomas Coram, un capitano della marina mercantile britannica, e ai bambini qui ospitati venivano imposti nomi dall’ospedale.

In un commento del giornale Gentelmans’Magazine del marzo 1741 si può leggere che gli orfani battezzati in questa struttura londinese avevano come madrina e padrino membri della nobiltà e che il primo maschio battezzato fu chiamato Thomas Coram e la prima femmina Eunice Coram, dai nomi del fondatore e di sua moglie.

Ai bambini più robusti, che da adulti sarebbero stati destinati al servizio marittimo, venivano assegnati cognomi del tipo Drake, Norris, Blake a memoria degli ammiragli inglesi. Ad altri venivano imposti nomi di famosi poeti come Milton, Dryder o Shakespeare.

Col tempo si preparò una lista di cognomi, pronti per essere destinati ai nuovi accolti.

Era anche uso comune attribuire il cognome in base al luogo del ritrovamento. Temple (tempio) e Field (campo) ne sono esempio.

In un registro del Saint Marylebone in Londra, una bimba trovata nel distretto di Sant John’s Wood fu chiamata Nelly Wood, un’altra Mary St. John.

IN FRANCIA

Anche la Francia ha una storia dei cognomi dei bambini abbandonati abbastanza peculiare e curiosa. In francese trovatello si dice enfant trouvé e proprio da questa espressione deriva il cognome francese Trouvé. Se il bambino veniva rinvenuto in una chiesa, spesso gli veniva assegnato il nome della chiesa.

Vicino a Nôtre Dame c’è la chiesa di Saint Jean Le Rond. Jean-Baptiste le Rond D’Alembert, uno dei protagonisti dell’illuminismo francese, che con Diderot fu padre dell’Encyclopédie, fu un infante trovato davanti al portale della suddetta chiesa quando aveva appena due giorni di vita, il 18 novembre 1717. Il secondo cognome D’Alembert gli venne aggiunto più tardi.

Nei registri (Réception des enfants) dell’Hôpital de la Charité de Lyon troviamo cognomi che ci informano sul loro uso e la loro evoluzione. Infatti, nella prima metà del secolo 18°, i trovatelli di questo luogo venivano registrati solo con un nome, di cui Jean, Pierre e Marie erano i più frequenti, ma l’incremento degli abbandoni ben presto rese necessario identificare i bambini aggiungendo il cognome.

Cominciarono così a diffondersi cognomi con riferimento religioso quale De la Croix, come attestato da un registro di Monbrison nei pressi di Lione, oppure cognomi riferiti a nomi di Santi: Saint André per i nati il 30 novembre o Saint Martin per quelli venuti alla luce l’11 novembre (San Martino di Tours). Spesso si ispiravano al luogo del ritrovamento come il cognome Laurent da Saint-Laurent-de-Chamousset. Anche i mesi erano usati a questo scopo: Janvier, Fevrier etc. e così i nomi di buon augurio come Amour, Heureuse, Benoit, Bienvenu, Bonaventure e Dusoleil, nel caso che il bimbo fosse stato trovato in un giorno di sole.

Con la Rivoluzione Francese i cognomi subirono un drastico e interessante cambiamento di cui parleremo nella prossima puntata.

Veniamo ora all’analisi dei cognomi del nostro territorio.

NEL SALUZZESECominciamo con quello di un personaggio della nostra città, figura di primo piano nella Saluzzo dei primi trent’anni del ‘900. Si tratta di Alessio Ollivero, fondatore della Biblioteca della città, insignito di numerosi titoli onorifici. Il suo nome è stato in corsa in questi giorni per l’intitolazione della nuova Biblioteca alla ex caserma Musso.

OLLIVERO, come Olivero e Oliveri, trae la sua origine dal mestiere di raccoglitore di olive o da modificazioni del nome Oliverius o Oliviero. Olivero è presente in 230 comuni piemontesi, tipico del Cuneese, ma molto diffuso anche nel Torinese.

Alta la frequenza a Sommariva del Bosco, Cassine e Centallo. Troviamo presenze registrate anche in Liguria e in Lombardia.

Si riscontrano tracce di questa cognominizzazione a Pinerolo nel 1040 con un Olivarus, mentre a Mombasiglio si incontrano un Laurentius Oliverius e Andreas Oliverius, citati fra i cittadini benemeriti nella seconda metà del XV secolo. Ricordiamo inoltre due famiglie Olivero di origine nobiliare: i conti di Trana e quelli di Suniglia che furono anche baroni di Roccabigliera, il cui motto di famiglia era “Parit patientia palmam” (La pazienza genera la vittoria).

Tra i personaggi illustri : Matteo Olivero (Acceglio 1879- Verzuolo 1932) pittore divisionista, Pietro Domenico Olivero (Torino 1679-ivi 1755) pittore del realismo, Maria Maddalena Olivero (Saluzzo 1910- Milano 2014), Luigi Olivero (Villastellone 1909-Roma 1996) poeta e prosatore.

Proseguiamo ora indagando i cognomi dei borghi montani, una nuova ricerca che ci porterà nelle nostre vallate dove i cognomi sono ricorrenti e legati alla storia del luogo.

IN ALTA VALLE PO

Oncino in valle Po, uno dei tanti borghi montani in netto spopolamento, conta attualmente poco più di settanta abitanti i cui cognomi più diffusi sono Fantone, Ferrero, Mattio, Peiretti, Aimar.

FANTONE insieme a Fantino, Fantoli, Fantolino, Fanzio deriva dai nomi propri medievali Fante e Fantino di cui si hanno tracce già prima dell’anno mille, dal vocabolo latino infans, infantis (bambino che non sa ancora parlare).

Fantone è a bassa diffusione ed è presente in una cinquantina di comuni. La massima concentrazione si registra a Torino, Paesana e Beura Cardezza (Vb). Si hanno ceppi minori anche in Abruzzo e Molise.

FERRERO come Ferreri, Ferraris, Ferrarotti, Ferrarazzo si rifà all’antico mestiere del fabbro o lavoratore del ferro: dal latino ferrarius. Tracce di questo cognome sono riscontrabili nella seconda metà del 1500 a Torino con il letterato Johannes Ferrerius.

Ferrero è tra i cognomi più popolari e caratteristici del Piemonte. E’ ad alta diffusione e presente in oltre 500 comuni.

La più alta concentrazione è a Torino (primo per frequenza anagrafica), Collegno, Asti, Cuneo, Moncalieri, Volpiano, Alba. Esiste anche una frazione Ferrero nel Vercellese.

Dal punto di vista storico si hanno numerose famiglie Ferrero di origine nobiliare, a partire dai Ferrero di Pinerolo, a quelli di Buttigliera, ai Ferrero di Mondovì e di Asti.

MATTIO, ma anche Mattone e Matto, riporta alla voce prelatina Matto (piramide di sassi, ma anche guglia rocciosa).

E’ a medio-bassa diffusione, presente in una cinquantina di comuni, soprattutto nel cuneese. Il ceppo principale si registra a Manta (secondo per frequenza anagrafica) e a Piasco (sesto).

PEIRETTI, come Peira, Peirano, Peyretti, Peirone, Peyron, Peyronel, dovrebbe rifarsi ai soprannomi legati ai termini dialettali pera (pietra) e peiron (pietrone), forse ad indicare capostipiti legati alla lavorazione della pietra o, in senso figurativo, persone “grosse”.

Peiretti è a medio-bassa diffusione, presente in una sessantina di comuni, è tipico del Torinese, secondo a Osasio per frequenza anagrafica, settimo a Carignano.

AIMAR, Aymar, Aimaro, Aimaretti sono tutti tipici cognomi piemontesi, che derivano da Ademaro, nome dall’etimologia incerta, forse derivato dall’antico tedesco hadu e mar, che significa “glorioso in battaglia”. Aimar è di origine valdesi, a medio-bassa diffusione, è presente in circa 75 comuni, soprattutto nel Cuneese. A Dronero è quinto per frequenza anagrafica.

Storicamente gli Aimar furono signori di Villafranca Piemonte e consignori di Reano.

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