«I dehors non basteranno a salvare la stagione e con il coprifuoco alle 22 non si può lavorare» Xxxxxx Xxxxxx

«I dehors non basteranno a salvare la stagione e con il coprifuoco alle 22 non si può lavorare» Xxxxxx Xxxxxx
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È con il decreto riaperture che l'Italia dovrebbe ricominciare a respirare aria di "normalità", ma le difficoltà da superare restano molte. Ancora una volta, tra le categorie più penalizzate ci sono i ristoranti. Coprifuoco alle 22, servizio solo all'esterno del locale che, in Piemonte, significa due, forse tre mesi di temperature gradevoli. Sono questi gli ostacoli, che in alcuni casi paiono insormontabili, di un decreto che non rende la vita facile alla categoria.

Piazza Cavour, dopo la pedonalizzazione voluta dall’amministrazione, è diventato uno spazio pubblico adatto alla ristorazione all’aperto. Tra i locali che si affacciano sulla piazza, c’è però preoccupazione per la stagione che si aprirà giovedì, con il ritorno della provincia di Cuneo in zona gialla.

«Non ho altri soldi da investire per adeguare il mio dehors alle temperature non favorevoli - dichiara Mario Cetera, titolare del ristorante Rododendro, di vicolo dei Mercati -. Ho speso circa 20 mila euro per adeguarmi alle normative sanitarie, non posso permettermi altri esborsi di denaro. In quest’ultimo periodo ho dovuto indebitarmi per cercare di non chiudere l'attività e andare avanti».

Cetera rimarca un altro aspetto, legato al personale: «A causa del Covid e dell’incertezza sul futuro nel nostro ambito – dice -, mi sono trovato a dover rimpiazzare gran parte del personale, il quale ha preferito cercare lavoro altrove. Oltre al danno anche la beffa, ma questi ragazzi non si possono biasimare. Un futuro incerto non crea soddisfazione a nessuno. Io stesso - conclude il titolare -, se il prossimo autunno dovessi trovarmi di fronte alla medesima situazione, cambierei lavoro».

Alfonso Russo, titolare della pizzeria ristorante Piedigrotta, in piazza Cavour, fotografa così la situazione: «Ciò che al momento mi preoccupa, è il servizio solo nel dehors. Abbiamo già uno spazio esterno di servizio ai tavoli, ma la stagione non lascia ben sperare. Siamo in Piemonte, e le temperature fino a metà giugno non lasciano cenare fuori. Altra preoccupazione è il coprifuoco alle 22, specialmente d'estate. Cerco di essere ottimista - conclude Russo - di guardare avanti e di organizzarmi al meglio sperando che la situazione migliori».

Gianfranco Devalle, co-titolare del ristorante Castellana San Giovanni, trova una valida soluzione per fronteggiare questo periodo. «Dal nostro punto di vista, l’obbligo a cenare e pranzare fuori ha aperto un'opportunità particolare. I nostri clienti verranno serviti nello spazio del chiostro, all’ombra del campanile di San Giovanni». Di necessità virtù. «Il luogo, sito museale, è un’occasione alla portata di tutti, un posto incantevole che ci accompagnerà nei nostri eventi. Le temperature sicuramente non lasciano ben sperare, e così come i miei colleghi, saremo danneggiati dal coprifuoco alle 22, ma - sottolinea Devalle - cercheremo di mettere in atto tutto ciò che abbiamo a disposizione per ricreare un ambiente idoneo alla nostra clientela, nella speranza che il tutto possa avere un risvolto favorevole nei confronti di una categoria già molto danneggiata».

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