Scarnafigi Parlano i titolari della Fonte e del Gambero d’oro: senza la cena resta dura I tanti perchè di Agron «Così non resistiamo»
«Non stiamo passando momenti facili, se la situazione non si dovesse risolvere in breve tempo, economicamente non sarò più in grado di salvarmi». Queste le dure parole di Agron Dodaj, titolare del ristorante "Villaggio della fonte" di Scarnafigi. Il locale è spazioso, luminoso ed incorniciato da un bellissimo panorama. ma le sedie sono vuote.
Poche risposte ben date, dosate e condizionate dalla speranza in un qualcosa. Dodaj ha rilevato il ristorante nel 2016, e ha potuto far fruttare quel grosso investimento affrontato a livello famigliare per circa tre anni e mezzo, fino al momento in cui è sopraggiunta la pandemia.
Con un tono di voce quasi rassegnato, ci confida che non ritiene giuste le decisioni prese a livello governativo. «Dall'inizio dell'emergenza ho ricevuto due ristori, e ho dovuto pagare il doppio di quello ricevuto per l'anticipo delle tasse relative all'anno successivo. Ma come si può fare una cosa del genere? - interroga Dodaj -. Come puoi, tu Stato, darmi cinque per poi chiedermi dieci?».
Questo è il termine di paragone che utilizza per illustrare una situazione da lui definita inconcepibile. «Io ho un locale che può contenere fino a 150 coperti - spiega -: per quale motivo non posso dimezzare i posti e distanziare i tavoli? Qual è la concezione che spinge a tenere i ristoranti chiusi, quando ci sono tutte le condizioni per operare in sicurezza? ».
Sono molte le domande poste dal ristoratore, per la quale evidentemente non c'è una risposta.
«Ho dovuto lasciare a casa molte ragazze che lavoravano con contratti a chiamata, che ne sarà di loro? Io tengo aperto per dare un servizio alla mia clientela, che mi è sempre stata molto vicina, ma non posso dire di salvarmi. Finora ho incassato il 90 per cento in meno rispetto agli scorsi anni. Con la zona gialla, farò qualcosa di più, ma una pizzeria ha bisogno di lavorare anche la sera. Sennò non resistiamo e dovremo chiudere».